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Café Society

cafe-society-woody-allen-5In cerca di una carriera eccitante nel mondo del cinema, il giovane Bobby Dorfman (Jesse Eisenberg) lascia New York alle sue spalle per l’elettrizzante Hollywood degli anni ’30. Dopo aver iniziato a lavorare come fattorino nell’agenzia cinematografica dello zio Phil (Steve Carell), Bobby si innamora di Vonnie (Kristen Stewart) e fa il suo primo passo nella “cafè society”, scoprendo poi che la ragazza aveva un amante scomodo (a lui, Bobby). Finita “in amicizia”, dopo aver raggiunto l’apoteosi del cuore spezzato, Bobby torna nel Bronx ed inizia a lavorare nel night club del fratello gangsta, Ben (Corey Stoll). E’ a quel punto che incontra l’altra Veronica della sua vita, di cognome Hayes (Blake Lively) da cui viene ammaliato: la sposa, procreano. Da quel punto, pannolini e sorrisini iniziano a prendere posto nella sua vita, finchè tornerà Vonnie. Una Vonnie mutata completamente, ma sempre in grado di raggiungere il cuore di Bobby in meno di un quarto di secondo.cafe-society (1)
Così a primo impatto facile dire: una toccante storia d’amore. Woody Allen adora le storie d’amore, le reputa sogni che non finiscono mai, come in Vacanze Romane. Un circolo vizioso. Quello dell’amore. Quello della New York degli anni ’30. Dal 1929 la città iniziava a cambiare, molti palazzi del XIX secolo erano stati demoliti per far spazio a nuovi grattacieli, pronti ad ospitare locali, nightclubs, pubs e musica Jazz.
Bobby, egregiamente impersonificato da Jesse Eisemberg, è lo specchio di Woody Allen, impacciato, innamorato, ebreo. Si innamora della prima donna che incontra, Donnie. Si sposa la seconda, colei che vuole portarsi a letto già dal primo incontro. Anzi, la “prima-prima” donna con cui Bobby si relaziona è una prostituta, o meglio una ragazza appena entrata nell’ambiente a luci rosse, con la quale c’è uno scambio di battute tipicamente “Woodiano”, in sala non mancano le risate per tutta la durata della proiezione. Risate sguaiate, risate amare. Niente sorrisini del cazzo o lacrime. Voglia di vivere. Di credere in qualcosa. In qualcosa come l’amore. Poi c’è la famiglia di Bobby, capitolo a parte.
Una madre tipicamente ebrea, un padre tipicamente padre.
Lei ha una sorella sposata con un uomo intellettuale.
Hanno un vicino violento che finirà con il morire.
La colpa non è altro che del fratello aggressivo.
Lui solo con la violenza si sa comportare.
Alla fine nella battaglia tra il bene e il male, solo l’amore in fondo sa arrivare, anche nel cuore del più recidivo. E’ questa percezione poetica della vita, che ti lascia sotto forma di polvere di stelle, questo geniale film di Woody Allen. Si riesce a toccare con il cuore la soddisfazione raggiunta per i suoi film più introspettivi, come ad esempio nei classici ManhattanIo e AnnieHannah e le sue sorelle, o anche in Harry a Pezzi, dove dopo tutti gli intrecci, gli amori indecisi, le situazioni imbarazzanti, dopo tutto quanto l’unico finale ammesso è quello che scegliamo noi. Woody Allen ci regala la possibilità di sognare e di continuare a farlo come lo facevano 80 anni fa a New York e a Beverly Hills, nonostante le differenze.


Tutti abbiamo un cuore che può essere conquistato nel momento più inaspettato, tutti possiamo sentire le farfalle allo stomaco e tutti possiamo avere il cuore spezzato, ma – sembra dirci – non tutti sanno che l’amore vero, quando arriverà, travolgerà le nostre vite catapultandoci in un mondo che avrà il sapore di quella persona. Grazie Woody Allen, le tue storie potrebbero non finire mai.

 Camilla Turchetti

Café Society

Regia e sceneggiatura: Woody Allen. Fotografia: Vittorio Storaro. Montaggio: Alisa Lepselter. Interpreti: Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Steve Carell, Blake Lively, Jeannie Berlin, Sheryl Lee, Corey Stoll. Origine: Usa, 2016. Durata: 96′.

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