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Cronache dal Pordenone Docs Fest 2022 #2

Sguardi sul contemporaneo e riflessioni sul futuro del doc

Pordenone Docs Fest- Day #2

Ci troviamo nella mediateca dell’associazione CinemaZero, uno spazio in centro città dedicato a custodire il patrimonio cinematografico tra libri, riviste, dvd e tanto altro ma anche un luogo di approfondimento e ricerca per tutti gli appassionati di cinema. La giornata si apre con il seminario Crime scene, do not… film a cura della ricercatrice Giulia Scomazzon dell’Università IULM di Milano. L’incontro ragiona sulla performatività del documentario, ovvero di come esso possa produrre effetti sul reale alimentando il dibattito pubblico sulla giustizia. In particolare, si analizza il nuovo fenomeno del true crime che si sta imponendo sempre più sul panorama mediatico contemporaneo tra podcast e docu-serie. Tanti i titoli citati tra cui: Making a Murderer (Netflix, 2015), SanPa – Luci e tenebre di San Patrignano (Netflix, 2020) e Veleno (Amazon Prime Video, 2021). Scomazzon nel suo libro Crimine, colpa e testimonianza: Sulla performatività documentaria (Mimesis, 2021) indaga quindi le questioni etiche e politiche connesse alla rappresentazione della colpa e del colpevole nella non-fiction.
Proseguono gli incontri di divulgazione al pomeriggio col seminario Liberare la creatività digitale: risorse d’archivio per il documentario. Insieme ad alcuni importanti archivisti, tra cui Anna Fiaccarini (Cineteca di Bologna), Maria Assunta Pimpinelli (Cineteca Nazionale di Roma), Paolo Cherchi Usai (Cineteca del Friuli), Claudio Olivieri (Archivio audiovisivo movimento operaio e democratico), si riflette sui nuovi processi di digitalizzazione degli archivi fotografici e audiovisivi e di quali possono essere le prospettive e limiti di tale processo. Attraverso lo scambio di idee e la presentazione di case studies, la tavola rotonda da nuovi spunti per stimolare una cultura digitale e la creatività degli archivisti del futuro.
Mi sposto verso Sala Grande, dove si tiene la proiezione del documentario The Perfect Circleil racconto dolce e intimo di Claudia Tosi su Ivano e Meris, due ricoverati presso l’hospice “Casa Madonna dell’Uliveto” di Reggio Emilia per le cure palliative, ovvero quell’insieme di cure, non solo farmacologiche, volte a migliorare il più possibile la qualità della vita sia del malato in fase terminale che della sua famiglia. A termine proiezione intervengono la regista, il rappresentante Giacomo Deperu dell’Associazione Luca Coscioni di Pordenone e a distanza l’ultra ottantenne Mina Welby, moglie del noto attivista per il diritto all’eutanasia Piergiorgio Welby e vicepresidente dell’Associazione Luca Coscioni.  Dalla morte del marito, affetto fin da giovane età da distrofia muscolare, è in prima linea per riflettere sui temi dell’autodeterminazione della persona e il suo accompagnamento dignitoso nel fine vita. The Perfect Circle e la storia di Ivano e Meris, come di tanti altri, diviene quindi punto di partenza per riflettere sul fine vita e su come poter garantire una morte dignitosa e consapevole ai cittadini italiani del futuro affetti da malattie degenerative e terminali. La serata si chiude con la proiezione in anteprima Po di Andrea Segre e Gian Antonio Stella, documentario che racconta la storia dimenticata dei profughi della terribile alluvione del Polesine (Rovigo) il 14 novembre 1951. La sala è completamente SOLD OUT, pensieroso e pieno di stimoli rientro in hotel e ne approfitto per continuare le mie cronache sulla 15° edizione del Pordenone Docs Fest!

Da Pordenone, Samuele P. Perrotta
Fotografie originali dell’autore
Foto in copertina di ©CinemaZero

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