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Darkest Minds

darkestminds-verdiTratto del romanzo di Alexandra Bracken, appena uscito in Italia e primo di una trilogia acclamata negli States, Darkest Minds è un film destinato a replicare il successo di altre produzioni in serie come Hunger Games o Maze Runner. Gli ingredienti ci sono tutti: personaggi simpatici e coraggiosi, avventura, conflitto tra buoni e cattivi, un mondo distopico sull’orlo dell’apocalisse, o almeno una parte di mondo. Romanzo e film infatti sono ambientati negli Stati Uniti (il resto delle terre emerse non è pervenuto!), dove un’epidemia sconosciuta ha decimato i bambini. Chi non è morto ha manifestato pericolosi poteri mutanti, costringendo il governo a internare tutti i ragazzini del paese, etichettati con colori diversi: i verdi (Q.I. altissimo), i gialli (padroni dell’elettricità), i blù (in grado di spostare un tir con la forza del pensiero), gli arancioni (capaci di impadronirsi delle menti altrui), i rossi (generatori e padroni del fuoco). Mentre arancioni e rossi vengono fatti fuori, gli altri sono concentrati in campi correttivi. Gli echi dai campi di sterminio e le modalità nazistoidi arrivano alti. Ruby dm(Amandla Stenberg), che a dieci anni scopre di essere una arancione, dopo essere stata prelevata dalla famiglia che improvvisamente la disconosce, riesce a spacciarsi per una verde. Il gioco viene smascherato sei anni più tardi. Fuggita dal suo campo, inizia un’avventura di resistenza insieme ad altri tre amici (un verde, un blù e una piccola gialla) alla ricerca di un leggendario paradiso dei bambini/adolescenti, dribblando cacciatori di taglie, una sedicente Lega che dovrebbe proteggere i perseguitati, truppe governative.
La regista Jennifer Yuh è fedele al romanzo, ne eredita pregi e difetti, senza stupire in regia. Di questi ragazzi disgraziati simili agli X-Men avvince la lotta a un mondo adulto, impaurito e senza scrupoli. Il percorso di Ruby è un viaggio dell’eroe senza preliminari, dove il primo atto aristotelico è dato per scontato. La narrazione ci porta velocemente nel campo di detenzione dove non c’è pietà e bambini e adolescenti sono mostruosità. La protagonista si trova, soprattutto dopo la fuga, in un triplice processo: di autocomprensione (chi sono e cosa sono diventata), di misurazione dei poteri (cosa posso fare e cosa posso farmene), di valutazione dell’altro (scelta dei compagni di viaggio). La storia riesce a metaforizzare la rivoluzione adolescenziale nella rappresentazione del teenager come alieno irriconoscibile, nella netta cesura con il mondo adulto, un altrove discutibile, infecondo, votato alla violenza e senza freni moralizzatori, in cui nemmeno la fede trova più posto.


Purtroppo lo sceneggiatore Chad Hodge non corregge le debolezze del testo di partenza, un bestseller senza guizzi linguistici e che non si sforza di giustificare passaggi poco credibili, a cominciare dalla involontaria autocancellazione di Ruby dalla memoria dei suoi genitori che improvvisamente non la riconoscono più (viene da chiedersi se la bambina sia riuscita a cancellare anche fotografie, abiti, giocattoli che le sono appartenuti, tracce evidenti in ogni angolo della casa). D’accordo, è un fantasy, ma la fantascienza ha sempre riposto nella plausibilità dello stra-ordinario la forza narrativa. Poi sarà un successo comunque e avranno avuto ragione la scrittrice, la regista e la 20th Century Fox..

Vera Mandusich

Darkest Minds

Regia: Jennifer Yuh. Sceneggiatura: Chad Hodge. Fotografia: Kramer Morgenthau. Montaggio: Dean Zimmerman, Maryann Brandon. Interpreti: Amandla Stenberg, Harris Dickinson, Mandy Moore, Gwendoline Christie, Golden Brooks, Wallace Langham, Mark O’Brien, Patrick Gibson, Catherine Dyer, Skylan Brooks. Origine: Usa, 2018. Durata: 105′.

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