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Estranei

Sogno o realtà? Ritornando alla luce della sala cinematografica è questa la domanda che affolla la testa.
È una storia che rimane sospesa sulla soglia della tangibilità, proprio come l’altissimo palazzo dove Adam vive: un grattacielo fantasma, nei pressi della periferia di Londra, abitato da nessuno – almeno sembra – e caratterizzato da un silenzio disturbante. Adam e Harry sono soli a soffrire in quel luogo. Il loro primo incontro viene raccontato dal regista Andrew Haigh con una certa stranezza, per poi trasformare i loro incontri successivi in qualcosa di più vero e di più comune: intimità, timidezza e passione non mancano. Tra di loro avviene uno scambio di reciproca comprensione e vengono così citate alcune delle difficoltà che gli omosessuali devono affrontare ogni giorno nella vita reale. Raccontate con leggerezza, riescono a portare riflessioni a chi guarda e a chi, magari, non conosce il mondo queer, senza però spostare l’attenzione dall’argomento centrale del film: l’amore.

In Estranei la storia d’amore principale è sicuramente quella tra Adam e i suoi genitori: un lutto mai superato trasformatosi in un vuoto insopportabile. Ripercorriamo insieme al protagonista i suoi ricordi dolci con la madre e il padre, ma soprattutto quelli sofferti. Più giovani di lui, fa effetto vedere questa famiglia ambigua che tratta come un bimbo un uomo adulto, che tanto adulto non si sente insieme a loro. Adam, infatti, sentendosi totalmente al sicuro all’interno della sua casa d’infanzia si comporta come il bambino di otto anni che era, lasciando uscire di tanto in tanto l’uomo che è diventato. Il regista racconta dello scambio di visioni generazionali per quanto riguarda la sessualità di Adam: inizialmente fanno sorridere le preoccupazioni della mamma, legate alle credenze di una volta, ma alla risposta amara di Adam “Oggi è tutto diverso” interviene il dubbio se sia veramente così. Di certo un’evoluzione c’è stata, ma quanta strada c’è ancora da percorrere?
Con la canzone Always on my mind dei Pet Shop Boys il regista racconta inequivocabilmente i sentimenti dei genitori e, senza troppe battute di sceneggiatura, ci trasmette l’amore indistruttibile di quella famiglia infranta.
La storia di Andrew Haigh è di certo una spezza cuori senza scrupoli: non lascia uno spiraglio di speranza e, con una vena horror, trasmette il dolore della perdita. Se sia del tutto necessario quel finale amaro forse la risposta sarebbe no: ma una felice storia d’amore con Harry avrebbe riempito quel vuoto a cui invece Adam sembra essere destinato.
Quindi questa storia racconta di desideri o di veri incontri? Il regista lascia in sospeso la questione e io mi domando: è dunque necessaria una risposta?

Francesca Ponti

Estranei

Regia e sceneggiatura: Andrew Haigh. Fotografia: Jamie Ramsay. Montaggio: Jonathan Alberts. Musiche: Emilie Levienaise-Farrouch. Interpreti: Andrew Scott, Paul Mescal, Carter John Grout, Jamie Bell, Claire Foy
Paese: USA/GB, 2023. Durata: 105′.

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