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Franny

fran_pc_01228_01Franny, all’anagrafe Francis Watts (Richard Gere), è un filantropo milionario di stanza a Philadelphia. Non sappiamo quale sia il suo lavoro né ci viene concessa la possibilità di scoprirlo. Quanto ci viene reso noto è poco, ma estremamente condensato in una narrazione che nella sua semplicità riesce a rendere grande qualcosa d’esiguo.
Lo incontriamo per la prima volta in un’elegante casa residenziale, immerso nel progetto di un ospedale pediatrico, in compagnia di Bobby (Dylan Baker) – suo migliore amico e ideatore del progetto – e di Mia (Cheryl Hines), moglie di quest’ultimo e amica di vecchia data di Francis. Insieme, attorno a un tavolo, i tre discutono degli ultimi dettagli inerenti l’estetica della struttura medica e, coronando con qualche battuta la felice realizzazione, di lì a qualche secondo, escono di casa e si mettono alla guida, indugiando sul piacere del loro rapporto e sulla loro amicizia duratura. Uno spinello franny-v1-461411più tardi, si ritrovano catapultati fuori strada, vittime di un incidente fatale che vedrà Francis unico sopravvisuto. É l’inizio della narrazione.
A cinque anni dall’incidente, quel che rimane di Francis non è che un involucro di autocommiserazione che ha rinunciato a vivere, immerso nella sporcizia del suo disinteresse, in una camera d’albergo anonima e metaforicamente concepita come tomba di un’umanità ormai perduta e dalla quale, con un tocco di classe, il regista Andrew Renzi decide di riprendere a raccontare, proponendo una rinascita analoga a quella di Lazzaro e innescata da qualcosa di semplice, come una chiamata. Il silenzio della desolazione viene spezzato e, dall’altra parte della cornetta, risuona la vita. Dopo cinque anni di naufragio volontario, Francis sente la voce di Olivia (Dakota Fanning), la figlia dei defunti Bobby e Mia, la sola persona che potesse regalargli quel sorriso disperso anni prima e che adesso è di ritorno in città, in quella città che aveva abbandonato il giorno dell’incidente e che ora vuole riabbracciare come donna incinta e, a breve, come moglie di Luke (Theo James), anch’egli dottore.

Il ritorno alla vita – che è poi il tema portante di questa interessante pellicola dai toni altamente riflessivi – inizia ora. Il ricongiungimento di Francis con Olivia, con quel che resta del suo passato prima che venisse corrotto da una perdita incancellabile, sospinge la catarsi al centro dello sviluppo narrativo e, per un attimo, ci lascia persino credere che quanto ci separa dal termine del film non sia altro che un lento processo di guarigione e che le prospettive si riducano a un finale già intuibile, ma non è così.
Tutt’altro che vicini alla suddetta guarigione, infatti, la riscoperta felicità non fa che svelare, a poco a poco, il drammatico velo di finzione e Franny-3-444x296tragicità che veste il personaggio di Franny che, incarnato da un sensibile, attento, emotivo e impensabilmente irascibile Richard Gere, si dimostra incapace d’accettare una qualsivoglia realtà dove sia anche solo lontanamente ammissibile la possibilità di perdere nuovamente i suoi vecchi amici, incarnatisi ai suoi occhi in Olivia e Luke, il quale, di fatti, viene aiutato e esposto da Francis come il primo medico di quell’ospedale una volta progettato con l’amico ed ex-collega scomparso.
Benché al suo primo lavoro, Andrew Renzi si dimostra capace di rappresentare con maturità e rara sensibilità emozioni e tematiche difficili da analizzare e ancor più difficili da rendere trasmissibili e, in questa trasmissione, invariate al pubblico.
Sua anche la sceneggiatura, che non solo sa approfondire i temi affrontati con la giusta intensità, ma che – qualità assai apprezzabile –  non punta all’esagerazione, adattandosi invece con umiltà alla vicenda rappresentata.
Il cast funziona e Richard Gere è lunaticamente spettacolare. É stimolante che un prodotto d’esordio si presenti così bene e altrettanto rincuorante è il fatto – peraltro decisamente piacevole – che un regista di appena trentun anni abbia preferito la semplicità all’artificio sui cui oggi giorno, purtroppo, si basa buona parte del “grande” cinema.

Mattia Serrago

Franny

Regia e sceneggiatura: Andrew Renzi. Fotografia: Joe Anderson. Montaggio: Dean C. Marcial. Musiche: Danny Bensi, Saunder Jurriaans. Interpreti: Richard Gere, Dakota Fanning, Theo James, Dylan Baker, Cheryl Hines. Origine: USA, 2015. Durata: 92′.

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