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I guardiani della galassia

“Tanto tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…” sarebbe un perfetto inizio per un film che molto ci ricorda l’indimenticabile classico Star Wars, ma con un’interpretazione tutta Marvel.
La storia si svolge in una non meglio precisata galassia, dove il pacifico popolo degli Xandariani si trova ad avere a che fare con il fanatico guardianiRonan l’Accusatore (Lee Pace), un super-criminale alieno, supremo accusatore dell’Impero dei Kree, deciso a distruggere il loro mondo.
Tutto ha inizio con una rocambolesca fuga di Peter Quill (Chris Pratt) che preferisce essere chiamato StarLord, dopo il furto di un misterioso oggetto ambito da tutti i “grandi cattivi” targati Marvel. Questo scatena una serie di eventi, a partire dall’incontro fatale con l’affascinante e seducente Gamora (Zoe Saldana), che tenta di rubargli la Sfera Orb mentre StarLord cerca invano di venderla; fino al coinvolgimento in una sparatoria dei due cacciatori di taglie, Groot (Vin Diesel) e Rocket (Bradley Cooper), rispettivamente un colossale albero umanoide ed un procione cinico e guerrafondaio. L’inseguimento-sparatoria per aggiudicarsi la gemma preziosa si conclude con l’arresto da parte dei Nova Corps, che diversamente dal fumetto dove interpretano una potenza militare intergalattica di migliaia e migliaia di membri alimentati da un’energia che gli conferisce poteri cosmici, nel film vengono rappresentati come una semplice forza di polizia in versione cosmica che limitandosi ad utilizzare pistole e fucili tecnologicamente avanzati, rinchiudono i nostri eroi nelle Kyln, prigioni cosmiche antichissime. Qui incontrano Drax il Distruttore (David Bautista), affamato di vendetta su Ronan. Alquanto cazzuto, Drax si unisce a questo sconclusionato gruppo di eroi-teppisti interstellari. Uniti viaggiano attraverso la galassia per sventare i piani di un misterioso cattivo, Thanos (Josh Brolin) che già in passato tentò di conquistare la Terra. A bordo della Milano, la nave di Quill, si recheranno verso Ovunque, una stazione spaziale dove il Collezionista Tanaleer Tivan (Benicio del Toro) ha costruito la sua base.
E’ solo l’inizio di quella che sarà un’esilarante serie di avventure incorniciate da spassosa comicità, dark sarcasm e anche da dolce tenerezza e toccante sensibilità.

Dopo il grande successo di The Avenger, i produttori della Marvel confermano il loro talento per le super-storie e lo fanno reinterpretando il i-guardiani-della-galassiaMarvel-hero tradizionale. Supereroi inusuali, stravaganti, così eccezionalmente curati nei dettagli da risultare emozionanti anche solo nella quotidianità (che quotidianità potrà mai esistere nello spazio?!) di piccoli gesti, come ad esempio il fiore regalato da Groot a una bambina, lui così gigante e spaventoso, lei così dolce e minuta, eppure così uniti da quell’attimo di delicata dolcezza. Lo stesso personaggio ci colpisce per l’interminabile unicità dell’intonazione nel dire “Io sono Groot”, uniche parole ripetute all’ennesima per la durata di tutto il film; ma soprattutto perché finirà per sacrificare se stesso per salvare i compagni, ormai divenuti compagni di vita.

Un film che rimanendo, se non totalmente, in gran parte fedele ai fumetti, ci racconta una storia bizzarra e assurda, irreale ovviamente, surreale il più delle volte. Ma il vero paradosso e paradossalmente proprio il punto di forza, è  l’impressione di sentirci vicini a quei personaggi fantascientifici e nonsense. Il legame tra essi, le loro storie, le loro angosce e paure, le loro debolezze terrene accompagnate da una colonna sonora vintage ’70/’80 (curata da Tylor Bates), sono proprio gli estremi ricercati e raggiunti da James Gunn, che per assurdo ci portano vicini all’essenza della nostra Terra, ai nostri obbiettivi, ai sogni e alle speranze, tra dolori e piccole vittorie. Il nostro passato vive dentro di noi, così come dentro Peter Quill e i suoi compagni, e fa dei nostri giorni una continua ricerca di equilibrio, la meta esiste e non esiste, importa e non importa: tutto può cambiare. Da un giorno all’altro il destino di ogni uomo può mutare, la battaglia di ognuno può essere vinta o persa, è la condivisione il vero punto di forza. Lo è sicuramente per i Guardiani della Galassia, che combattono uno accanto all’altro per ricercare una vittoriaguardians-of-the-galaxy personale e individuale, per sentirsi vincitori dapprima con se stessi, per poi godere della vittoria tutti insieme.
Anche le musiche prese dal walkman di Peter Quill, come Hooked on a feeling, diventano un modo per StarLord per tenere sempre a mente il legame che ha con la Terra e con la famiglia persa. Hooked on a feeling, ovvero schiavo di un sentimento. Ed è così che finisce per sentirsi il pubblico, schiavo di emozioni che si susseguono, dalla tragedia iniziale fino alla scena che chiude il film: ogni fotogramma è carico di piacevoli impulsi emotivi, è un enorme dispensa di piaceri, di vitalità ed energia. Cibo per l’anima, soddisfazione per il cuore. Tutto ciò che può essere convogliato in una sceneggiatura strepitosa viene qui mostrato allo spettatore con notevole maestria; i dettagli giocano per fare veramente la differenza, a partire dal trucco curato splendidamente da David White, alla fotografia ricercata e funzionale di Ben Davis.
L’anima di Groot, così come quella di tutti i supereroi di questo capolavoro è viva, nobile, vibrante e sembra già pronta per un sequel.

Camilla Turchetti

I guardiani della galassia

Sceneggiatura e regia: James Gunn. Fotografia: Ben Davis. Montaggio: Fred Raskin, Hughes Winborne. Interpreti: Chriss Pratt, Bradley Cooper, Zoe Saldana, Vin Diesel, Lee Pace, Benicio Del Toro, Glenn Close. Origine: Usa, 2014. Durata: 121′.

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