RecensioniSlider

L’amore criminale

amore-crim1Basta intrufolarsi in una libreria, così saltabeccando senza meta tra le scaffalature, per imbattersi in un sottofilone letterario ancora senza nome, e perciò privo di una collocazione, di una tassonomia. Andate a guardare quanti volumi contengono nel titolo la parola chiave, il magico passepartout dell’editoria di oggi, cioè “la ragazza”. La ragazza del treno il capostipite, tutti gli altri invero prodotti come doveroso atto di capitalismo emorroidario. La ragazza nella nebbia, La ragazza nel parco (naturalmente dall’editore de La ragazza del treno) e via discorrendo… Denise Di Novi, classe 1956, ha capito come tira il mercato, ed ecco che in fretta e furia, lei, che non è mai stata regista ma produttrice e tuttofare, si cimenta con un’opera-idea, cioè un film che è idea priva di contorno, di elaborazione, di ragionamento. Possibile? Sei il vile denaro ti piove dal cielo come la morettiana valigia del Caimano, lo è. E la Di Novi non si fa scappare amore-crim2l’occasione, arraffa la Rosario Dawson e Katherine Heigl (quella di Grey’s Anatomy) e le fa battagliare come gallinacci nel pollaio. Nel mezzo, cicisbeo conteso in singolar tenzone, ci sta Geoff Stults, marito profondamente intriso di americanissima bontà che, mollata l’integerrima Heigl, si dedica alle grazie latine della Dawson su sfondo provinciale. La Heigl, amazzone biondo platino di origine irlandese, non si dà pace per il divorzio causato da un suo occasionale tradimento e, fomentata dalla perfida genitrice (Cheryl Ladd), ne combina di ogni pur di manomettere il rapporto tra l’ex marito e la sua nuova fiamma. Peccato che di mezzo ci sia la figlia avuta dal precedente matrimonio, contesa tra le due mamme come in ogni melodramma a stelle e strisce, e il burrascoso passato della Dawson, taciuto al compagno ma hackerato dall’arcinemica: una relazione fatta di botte e bastonate, terminata con l’arresto dell’allora fidanzato (Simon Kassianides), guarda caso appena uscito dal carcere e, chissà, forse in cerca di vendetta. Tutto molto bello, fosse stato adattato al piccolissimo schermo, quello di Amore fatale (serie tv); invece la sua strana regista, che molto probabilmente non dirigerà più un film, fa il fenomeno, la di più come si dice in gergo varesino, quella che deve strafare a tutti i costi pur di mostrare al mondo le sue dubbie grazie. Ecco la casa della Heigl, tutto pulito come nel salotto delle bambole, con la padroncina di un bianco disinfettato che lucida ossessiva l’argenteria e sproloquia quel gorgheggio da donnicciola mestruata: “David è soltanto mio!” La prima parte è tiratissima come una cicca, poi la coppia antagonista si accoppa in una specie di combattimento per femmine (manine sollevate, gridolini e attizzatoio brandito). Ci scappa pure il morto, comune pratica d’ufficio in questo sgrammaticato sottogenere, ma lo spettatore non se ne accorge perché ancora in trepida attesa del colpo di scena. Che non c’è.

Resta una domanda: come diamine ha fatto lo sceneggiatore di Orphan (2009) a scrivere una cosa del genere?

Marco Marchetti

L’amore criminale

Regia: Denise Di Novi. Sceneggiatura: Christina Hodson, David Leslie Johnson. Fotografia: Caleb Deschanel. Montaggio: Frédéric Thoraval. Musica: Toby Chu. Interpreti: Rosario Dawson, Katherine Heigl, Geoff Stults, Cheryl Ladd. Origine: USA, 2017. Durata: 100′.

Topics
Vedi altro

Articoli correlati

Back to top button
Close