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Palma d’oro in Francia

Vince Anatomie d’une chute di Justine Triet

L’unica assente del palmares è La chimera di Alice Rohrwacher. Per il resto premi prevedibili, distribuiti tra quasi tutti i film migliori: si può dire che la giuria presieduta dal regista svedese Ruben Östlund, vincitore un anno fa con Triangle of Sadness, abbia fatto un bel lavoro. La Palma è andata a Anatomie d’une chute della francese Justine Triet, tra i più pronosticati fin dalla sua proiezione nelle prime giornate, ed è condivisibile. Non una rivelazione, ma un ottimo film che rischia molto e mette molta carne al fuoco, riuscendo a portarla alla giusta cottura. Peccato solo per la mancata Palma a Fallen Leaves di Aki Kaurismaki, uno dei più amati della rassegna con la sua favola proletaria. Il regista finlandese, che non ha mai vinto un grande festival, si è dovuto accontentare del Prix du jury e si è fatto rappresentare sul palco dai due attori protagonisti, Alma Poysti e Jussi Vatanen, che hanno letto il suo brevissimo messaggio: “Merci and Twist and Shout!”.
Resta fuori, ma era prevedibile, Ken Loach (ha già due Palme in bacheca) con il commovente The Old Oak ed escluso pure May December di Todd Haynes.

The Zone Of Interest di Jonathan Glazer

Il palmares non ha riservato grandi sorprese e ha rispettato abbastanza i valori in campo e le accoglienze tributate, con i film che ci dovevano essere. La giuria ha ricompensato sette titoli tra i 21 in concorso, senza ex aequo, menzioni o premi speciali.
Il secondo riconoscimento per ordine d’importanza del Festival, il Gran Prix, è andato a The Zone Of Interest dell’inglese Jonathan Glazer, un altro predestinato del palmares. La pellicola ispirata liberamente al romanzo di Martin Amis si è aggiudicata anche il Premio Fipresci della stampa internazionale e uscirà in Italia il 25 gennaio prossimo, in piena corsa agli Oscar. Glazer ha avuto l’onore di ritirare il premio dall’acclamatissimo Quentin Tarantino e dal mitico Roger Corman, 97 anni compiuti, per decenni re dei B-movie e del cinema indipendente, nonché scopritore di tanti talenti americani.
Ad accomunare i due vincitori la presenza della tedesca Sandra Hüller (Requiem, Toni Erdmann) come attrice protagonista, in entrambi i casi grandiosa. Nel film di Triet è la scrittrice che si deve difendere dall’accusa di aver buttato il marito dalla finestra (da qui il titolo Anatomia di una caduta, in The Zone Of Interest è la moglie dedita al giardinaggio del direttore di un campo di concentramento di Auschwitz in un’illustrazione un po’ schematica della “banalità del male”.
Justine Triet ha prima tirato bordate contro la riforma pensionistica del presidente Macron, poi ha provocato il momento più divertente della serata condotta da Chiara Mastroianni. Nella foga dei discorsi e dei ringraziamenti, la vincitrice ha dimenticato di ritirare il diploma dalla pimpantissima Jane Fonda: a quel punto l’attrice americana, che ha ricordato d’essere venuta a Cannes la prima volta nel 1963 in un palais “molto più piccolo”, ha lanciato da dietro il papiro verso la regista francese centrandole la schiena.

Perfect Days di Wim Wenders

Il premio di miglior attore è stato assegnato al commosso giapponese Kōji Yakusho, protagonista di Perfect Days di Wim Wenders, che ha ricevuto anche il Premio della giuria ecumenica. Sempre nel Sol Levante è andato il premio per sceneggiatura a Sakamoto Yuji per Monster diretto da Kore-Eda Hirokazu (vincitore nel 2018 con Un affare di famiglia), una complessa e avvincente storia che mette a confronto generazioni diverse.
A trionfare come miglior attrice l’incredula turca Merve Dizdar protagonista dell’ottimo About Dry Grasses di Nuri Bilge Ceylan, anch’egli Palma d’oro nel 2014 per Il regno d’inverno. L’incontro tra due insegnanti nell’innevato Kurdistan turco tra ricerca esistenziale e denuncia sociale: uno dei film che resteranno dell’edizione.
Meritato il premio per la regia al franco-vietnamita Tran Anh Hung (lo si ricorderà per Il profumo della papaya verde) con The Pot-au-feu – La passion de Dodin Bouffant con Juliette Binoche e Benoit Magimel, un film più da pubblico che da festival girato in maniera sontuosa.
Di nuovo Vietnam con la Caméra d’or, il miglior film di debutto, assegnato a Inside the Yellow Cocoon Shell di Pham Tien An, presentato nella Quinzaine des cineastes.

da Cannes, Nicola Falcinella

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