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PIXELS di… superficie

Pixels-2E’ il 1982 e le sale giochi luccicano di coin-op, ingombranti cassoni a moneta che lanciano le sfide di Space Invaders, Pac-Man, Donkey Kong, Centipede. Sam è un campione, ma in un importante torneo viene battuto dallo sbruffone Eddie Plant. I filmati con il meglio delle battaglie giocate dagli sfidanti vengono spedite nello spazio. A distanza di trent’anni però, alieni non meglio identificati, interpretando quelle registrazioni come una dichiarazione di guerra, attaccano la terra trasformando oggetti e persone in pixels. Gli unici che possono rintuzzare gli attacchi, che seguono le logiche dei vecchi videogames, sono Sam (Adam Sandler), l’amico nerd Will, nel frattempo diventato presidente degli Stati Uniti, Ludlow (altro vecchio amico nerd innamorato di una eroina virtuale) e ovviamente Eddie, galeotto truffatore (Peter Dinklage).
Rich Moore e la Disney ci erano già arrivati tre anni fa a immaginare un universo popolato dai protagonisti dei videogiochi anni ’80 e ’90, dove il personaggio di un gioco arcade, Ralph spaccatutto, si districava tra livelli sempre più complessi, viaggiando però come un eroe vogleriano. Il film funzionava, coloratissimo a tratti psichedelico, divertiva i bambini, si arruffianava con intelligenza i quarantenni nostalgici.donkey-kong
Columbia Pictures e Happy Madison di Adam Sandler ritornano adesso sul tema con una variazione demenziale, che non è un film d’animazione come Ralph Spaccatutto, non è un film per bambini e adolescenti, a cui vecchi arcade e coin-op dicono nulla o quasi, non è forse un film per adulti, perché pare scritto per teenagers di trent’anni fa. Non è neppure una eco, purtroppo, del bel documentario The King of Kong di Seth Gordon. Insomma una follia, girata dall’esperto Chris Columbus (regista dei primi due Harry Potter) alle prese con una sceneggiatura esile e scontata, che pare davvero partorita fuori tempo, stracolma di frasi (cinematografiche) fatte, di personaggi già visti (lo stesso Sandler che ripete se stesso in un loop infinito di film in film), di conflitti ridicoli; un vecchio fumetto incorporato in un cinema per ragazzi ante Pixar e Dreamworks, quando le trame non intrecciavano che avventure lineari, ancora prive di sperimentazioni narrative e squadralontane dal ricco spettro tematico capace di generare interesse anche negli adulti. Eppure qualcosa di Pixels rimane, anche se bisogna raccogliere in superficie. La balorda combricola del Presidente è palesemente balorda e improbabile, come il Presidente stesso; l’avventura di Sam, che a quarant’anni suonati ancora soffre per non aver vinto a dodici anni i mondiali di videogames, ma che da nerdissimo installatore di home-theatre si ritrova a dare ordini ai vertici della Casa Bianca e conquista il cuore del colonnello Van Patten (la bella Michelle Monaghan), pare davvero scritta da un tredicenne che sogna ad occhi aperti. Columbus sembra raccogliere senza inibizioni la sceneggiatura di Herlihy e Dowling, per assecondare il desiderio (sandleriano? o di una generazione che si stordiva nelle sale giochi prima dell’avvento delle consolle?) di essere fisicamente dentro lo schermo (e non è casuale che il cult Tron uscì proprio nel 1982), di correre nei labirinti di Pac-Man, di segmentare Centipede, di saltare di barile in barile per colpire il brutale Kong. La messa in scena di queste battaglie epiche, a suon di punti-vita, non dispiacciono e in parte risarciscono, salutando la spettatore over 40 (solo lui) con la domanda: hai sognato anche tu ciò che ho sognato io?
Ps: chi scrive aveva nove anni nel 1982 e adorava la versione Atari 2600 di Ms. Pac-Man.

Vera Mandusich

Pixels

Regia: Chris Columbus. Sceneggiatura: Timothy Dowling, Tim Herlihy. Fotografia: Amir Mikri. Montaggio: Peck Prior, Hughes Winborne. Interpreti: Adam Sandler, Michelle Monaghan, Peter Dinklage, Josh Gad, Kevin James. Origine: Usa, 2015. Durata: 105′.

https://www.youtube.com/watch?v=FCi-PHtQZ4w

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