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Quel giorno d’estate.. Amanda

quel-giornoDopo ogni concerto di Elvis, lo speaker chiudeva con un perentorio “Elvis has left the building”. Inutile aspettare un bis, perché Elvis era già fuori, aveva lasciato l’edificio, bisognava uscire e riprendere a vivere oltre il sogno in musica del re. Una madre lo spiega a una figlia di sette anni, che Elvis non sa chi sia e che forse non comprende fino in fondo il significato che ha acquisito in seguito quel modo di dire: “Elvis has left the building”.
Mai come in questo caso titolo italiano e titolo originale (francese) dovrebbero rimanere legati, uno dopo l’altro: Quel giorno d’estate – Amanda. Quel giorno d’estate, non più tardi del 2017 – poiché una gigantografia pubblicizza il sequel di Blade Runner – un attentato sconvolge Parigi, un incubo ricorrente per i francesi che si materializza sullo schermo cinematografico e replica il 13 novembre 2015. Il ventiquattrenne David (Vincent Lacoste) perde la sorella Sandrine (Ophélia Kolb) e, quasi, la nuova fidanzata Léna (Stacy Martin). La piccola Amanda (Isaure Multrier), che Sandrine ha cresciuto da sola, adesso ha bisogno dello zio e, forse, di una nonna che vive a Wimbledon, rediviva dopo aver mollato figli e marito vent’anni prima per realizzare altri sogni.

Fugge tra vie parigine e bar, stazioni dei treni e appartamenti da affittare a turisti, la vita di David, è un riflesso di luce che incide sulla città, mobile, sempre di passaggio, difficile da afferrare. Per Amanda è lo zio dell’ultimo minuto, che non ricorda bene se ha sette o otto anni, divertente come gli istanti che si fanno attendere e di cui non fanno a tempo a riempire; David è un’impressione sulla tela di Sandrine e Amanda,quel_giorno_d_estate_11 almeno fino a quando la sorella non decide di regalare alla piccola famiglia un viaggio a Wimbledon per seguire il torneo su erba più famoso al mondo e magari incontrare una madre persa anni prima. Tre biglietti che pronosticano il futuro se non fosse che a far saltare la ruota di Parigi è l’imponderabile follia del terrore. Mikhaël Hers apre in due lo spazio/tempo a vantaggio di un mondo parallelo in cui in un giorno d’estate si consuma una strage in un parco, come fosse uno squarcio obliquo su Le déjeuner sur l’herbe di Manet. Tutto rimane fuoricampo, evocato da un camera car che prima segue David in bicicletta, in fortunato ritardo, correre verso il picnic con la sorella e la nuova fidanzata, poi da un rallentamento della macchina da presa che frena prima di aprire sul massacro, lasciando fuori fuoco la zona boschiva del parco. Basta poco per offuscare il sole estivo e ovattare il chiasso gioioso di un pomeriggio caldo. Ogni corpo reclamato dal caso già racconta lo strazio dei sopravvissuti.
David, l’uomo, comincia in questo momento, nella necessità di caricarsi sulle spalle il lutto e il disorientamento di Amanda di fronte all’orrore inspiegabile. Hers stringe la focale fino a svuotare il film di ogni possibile implicazione politica o cronachistica. A mala pena sapremo che gli attentatori erano in quattro. Ciò che diventa importante è la tensione circolare nel triangolo chiuso composto da David, Amanda e il vuoto lasciato da Sandrine, di cui non fa parte Léna che torna in campagna dalla madre a curare lo stress post-traumatico che impedisce di guardare oltre se stessa. Temporaneamente, forse. Perché Quel giorno d’estate è un film sul tempo frastornato dallo shock della morte e dalla necessità di dargli strada a tutti i costi, nonostante le paralisi dell’elaborazione della verità dei fatti. Il film diventa nella seconda metà esclusivamente Amanda, l’urgenza di dare senso ad ogni spostamento dello zio, possibilmente con lo zio, per predire un futuro che stavolta parli chiaro. Un motivo sufficiente per costringere David a bruciare la lunga adolescenza e farsi adulto, guardando agli altri – madre rinnegata compresa – come possibili alleati. 


Il finale, bellissimo, davanti a una partita di tennis nel tempio di Wimbledon, ha una matericità che sembra fatta apposta per mettere in discussione quel senso di finitezza invincibile che va di pari passo con la perdita della magia fanciullesca. Gli occhi di Amanda si riempiono di immanente sconforto di fronte alla débacle del campione: “Elvis has left the building”, ma siccome il tennis non è un concerto di Elvis, basta una palla rimessa in campo per cambiare le sorti del match. Ecco, tra Amanda e il futuro David ha piazzato un bel lungolinea.

Alessandro Leone

Quel giorno d’estate – Amanda

Regia: Mikhaël Hers. Sceneggiatura: Maud Ameline, Mikhaël Hers. Fotografia: Sébastien Buchmann. Montaggio: Marion Monnier. Musiche: Anton Sanko. Interpreti: Vincent Lacoste, Isaure Multrier, Stacy Martin, Ophélia Kolb, Marianne Basler, Jonathan Cohen, Nabiha Akkari, Greta Scacchi. Origine: Francia, 2018. Durata: 107′.

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