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T.S. Spivet e il moto perpetuo dei sentimenti

Vivere nel Montana, in prossimità del Rocky Mountain Front, significa abitare sopra uno spartiacque, nel punto esatto di coincidenza degli opposti. Una goccia di pioggia che cade sul Triple Divide Peak, infatti, può scivolare tanto lungo il versante occidentale quanto lungo quello orientale, determinando due percorsi fluviali contrari, il primo sfociante nel Pacifico, il secondo nell’Atlantico. Scendere da un lato o dall’altro del picco significa perciò determinare due moti alternativi, due destini inconciliabili e inarrestabili.

Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet coverT.S. Spivet (Kyle Catlett) vive nel Montana. È un bambino dotato di un’intelligenza fuori dal comune che, pur trascorrendo intere giornate nell’isolato ranch di famiglia – con una madre entomologa (Helena Bonham Carter) che passa le giornate a catturare e classificare insetti, un padre cowboy (Callum Keith Rennie) che vive in una dimensione parallela da film western, una sorella adolescente (Niamh Wilson) che pensa esclusivamente a vincere gare di bellezza e un bizzarro gemello (Jacob Davies) che sa solo «sparare a tutto ciò che si muove» e prendere le cose col lazo –, è perfettamente in contatto col mondo, partecipando segretamente a concorsi scientifici e pubblicando articoli su riviste specializzate. Il sogno di T.S. è di diventare uno scienziato, ma soprattutto di inventare una macchina in grado di generare il moto perpetuo. Ma com’è possibile dare inizio a una qualsiasi forma di movimento e iniziativa da un luogo in cui gli opposti collimano e le possibilità di scelta sono così radicalmente distinte da produrre un senso di smarrimento e d’immobilità? T.S. sa che “zero” e “uno” sono pure possibilità virtuali, grazie alle quali è possibile leggere la realtà, come, ad esempio, se un sorriso è sincero oppure fasullo. Ma sa anche che leggere e prevedere scenari non è sufficiente per creare: per farlo occorre agire, occorre prendere una decisione che propenda per l’Ovest o per l’Est, così da non incorrere nel pericolo di sprecare il proprio talento e seguitare a volare inutilmente in cerchio, come fanno i pipistrelli, diventando l’eco di se stesso. Il piccolo Spivet, quindi, non si capacita di come suo padre e sua madre, «diversi come il giorno e la notte», abbiano potuto innamorarsi, e neppure comprende come gli uomini possano costruire grattacieli incredibili, dalle forme perfettamente geometriche, conservando comportamenti e pensieri assolutamente contorti. Quello che sa è che deve partire, innescare il moto.
Abbandonati definitivamente i feticci Audrey Tautou e Mathieu Kassovitz (resiste soltanto l’inossidabile Dominique Pinon), Jean-Pierre Jeunet realizza  una pellicola forse meno dinamica e grottesca delle precedenti, senza tuttavia perdere quell’ironia di fondo che fa da contrappunto al suo Jeunet - insettiinconfondibile stile, quale il reiterato utilizzo alla voice over che, come un’enciclopedia Larousse, didascalizza e disseziona immagini e sequenze, l’immancabile fotografia satura di colori e un montaggio precisissimo, che non lascia nulla al caso, tanto da far trasparire quasi lo storyboard di partenza.
Se ne Il meraviglioso mondo di Amélie tale tecnica stilistica sembrava esprimere un adolescenziale divertissement perfettamente inserito nel surreale orizzonte psicologico della protagonista, ne Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet essa funge da scheletro portante, esaltando quel gioco di opposizioni sulla cui base la narrazione esibisce il precario equilibrio tra significato e significante, l’armonia e la disarmonia dei diversi, a cominciare dallo strano rapporto che T.S. intrattiene con il gemello Layton. T.S. e Layton sono sì gemelli, ma gemelli dizigoti, ossia nati da due spermatozoi e due ovuli distinti. Se a T.S. è stata data abbondanza di neuroni, e quindi grandi capacità intellettive, Layton, al contrario, ha ricevuto centimetri di statura in sovrappiù, ma scarsa intelligenza. Quando però Layton muore, a seguito di un fortuito incidente con l’inseparabile fucile, il baricentro di T.S. perde il proprio equilibrio, inducendo il piccolo genio a fuggire dal Montana, come se il tragico evento avesse sbloccato un oscuro meccanismo che lo teneva immobile e una strada in discesa si fosse aperta Jeunet - Gemellisotto i suoi piedi. Il personale moto di T.S. ha perciò inizio, spingendo il bambino lungo un itinerario coast to coast in direzione di Washington, per ritirare il prestigioso riconoscimento che la giuria dell’Istituto Smithsonian gli ha assegnato per l’invenzione di un marchingegno magnetico capace di produrre movimento per 400 anni. Una volta ritirato il premio, però, il moto di T.S. sembra esaurirsi, incepparsi, proprio come il fucile del gemello, quel Layton, la cui memoria è sempre viva, simile a un richiamo lontano, a metà tra un senso di colpa soffocato e una nostalgia atavica: il richiamo dell’opposto, di ciò che fa della propria assenza un’impronta indelebile che seguita a reclamare i propri diritti. Solo grazie al ricongiungimento con la madre e al recupero dei sentimenti familiari T.S. ritrova se stesso e la forza di rimettersi in corsa.
Pur non facendo gridare al capolavoro, Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet racchiude in sé un’intima poetica che non lascia indifferenti, sintetizzabile in una delle ultime scene del film quando, osservando la pioggia scivolare sul finestrino dell’automobile, T.S. ha come un’illuminazione: «Le gocce d’acqua seguono il percorso dove incontrano minore resistenza, mentre gli uomini fanno l’esatto opposto». È come se T.S. avesse compreso, sulla scorta di Aristofane, nel Simposio di Platone, che gli uomini, al contrario delle cose, sono esseri dimezzati, alla perenne ricerca della metà perduta, dalla quale, una volta raggiunta, si distaccano di nuovo, al solo scopo di desiderarsi e rincorrersi ancora, in quell’instancabile e perpetuo moto dei sentimenti umani.

 Manuel Farina

Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet

Regia: Jean-Pierre Jeunet. Sceneggiatura: Jean-Pierre Jeunet, Guillaume Laurant. Fotografia: Thomas Hardmeier. Montaggio: Hervé Schneid. Interpreti: Kyle Catlett, Helena Bonham Carter, Callum Keith Rennie, Niamh Wilson, Jacob Davies, Judy Davis, Dominique Pinon. Origine: Canada/Francia, 2014. Durata: 105′.

 

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