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Tra due mondi

Da scrittrice a scrittore

Lo scrittore Emmanuel Carrère torna al cinema dopo più di quindici anni. Il documentario Retour à Kotelnitch (2003) e il film L’amore sospetto (2005), trasposizione di un suo romanzo, I baffi, sembravano una parentesi nell’intensa attività letteraria. A riportarlo dietro la macchina da presa è, indirettamente, l’attrice protagonista Juliette Binoche, decisa da tempo a produrre per il grande schermo un film tratto dal libro inchiesta Le quai de Ouistreham della giornalista scrittrice Florence Aubenas, nonché vincendo le resistenze di quest’ultima con la promessa che a dirigere l’eventuale film fosse proprio Carrère. L’autrice racconta le massacranti condizioni lavorative delle tante donne (ma anche uomini) che prestano servizio per le imprese di pulizie che si accaparrano appalti abbassando i costi della manovalanza a fronte di stipendi da fame.
Emmanuel Carrére, narratore attento e sensibile alle tematiche sociali, sposa il progetto scrivendo una sceneggiatura per un film di finzione, ma recitato quasi completamente da non professionisti, perlopiù vere lavoratrici con nessuna esperienza di cinema o teatro. Cinema verità potremmo definire Tra due mondi, impreziosito dall’interpretazione straordinaria di Hélène Lambert nei panni della madre single Christèle.

Christèle, infatti, con intensità rara porta sullo schermo la fatica di barcamenarsi, con figli a carico, tra i turni proibitivi imposti dalle imprese di pulizie ai suoi dipendenti, in particolare chi lavora sui ferry boat che collegano le coste del nord della Francia all’Inghilterra.
Marianne Winckler (il personaggio interpretato da Juliette Binoche, alter-ego della Aubenas), appena divorziata da un uomo facoltoso, fa la sua conoscenza dopo aver raggiunto la piccola cittadina portuale della Normandia, in cerca di lavoro. La prima assunzione le permette di fare “gavetta”, ma è quando trova un impiego sui traghetti, che sperimenta la degradante condizione a cui sono sottoposte le lavoratrici, vessate da un vero e proprio ricatto sociale. Marianne, che solidarizza con Christèle, non è però ciò che dice di essere, perché cela l’identità di una scrittrice affermata che, sperimentando la precarietà del lavoro di inserviente, vuole denunciarne la disumanità.

Carrère ha senza dubbio nel mirino Brizé (La legge del mercatoIn guerra), ma nella solidarietà tra lavoratrici arrivano eco dal cinema impegnato di Loach e pure, affinità con Le invisibili senza tetto di Louis-Julien Petit. Lo scrittore cerca con la sua regia, altrettanto invisibile, autenticità, evitando una messa in scena troppo pulita, per far emergere di contro, e in ogni dettaglio, gli aspetti brutali di una professione degradante che si riverbera sul quotidiano, nelle relazioni familiari e sociali, nell’impossibilità di guardare al futuro con ottimismo.
Ciò che emerge, e lo si percepisce da tutta la narrazione legata al personaggio di Christèle, è quanto la quotidianità diventi una trappola e il tempo un nemico.

Marianne in questo contesto gioca un ruolo ambiguo, per almeno due motivi legati tra loro e di ordine etico. Marianne è una travestita, finge di essere chi non è per poter comprendere un mondo che le è sconosciuto, per sperimentare sulla propria pelle: patisce la fatica, certo; condivide con le colleghe giornate stremanti con ritmi di lavoro criminali; arrivata senza denaro, senza auto, senza alloggio, cercando impiego all’ufficio di collocamento, vive il disequilibrio della precarietà. A conti fatti però, lei sceglie di crearsi una parentesi strumentale alla sua vera professione senza l’incombere di un futuro plumbeo; è ben consapevole Marianne che potrà uscire da quella gabbia, che tempo e spazio non sono cappe opprimenti invincibili, o che lo sono solo per gli altri: una trappola quindi percepita intellettualmente, senza vere tensioni emotive. La condizione psicologica è chiaramente diversa.
A complicare la sua “recita” è il crescere della solidarietà e dell’amicizia con Christèle, con cui entra in intima confidenza, di cui conquista la fiducia. Il film di Carrère si sdoppia inevitabilmente, perché all’opera di denuncia si sovrappone una riflessione, che a tratti nuoce al focus narrativo, sul ruolo di chi deve raccontare in rapporto con l’oggetto osservato. Cosa è lecito e cosa non lo è, come perseguire un fine nobile senza mancare di rispetto verso l’altro. Se lo chiede la scrittrice , ma lo domanda anche Christèle, che continuerà a spaccarsi la schiena due turni in 24 ore, tutti i giorni, mentre Marianne brinderà alla sua pubblicazione.

Vera Mandusich

Tra due mondi

Sceneggiatura e regia: Emmanuel Carrère. Fotografia: Patrick Blossier. Montaggio: Albertine Lastera. Musiche: Mathieu Lamboley. Interpreti: Juliette Binoche, Hélène Lambert, Louise Pociecka, Steve Papagiannis, Aude Ruyter, Jérémy Lechevallier. Origine: Francia, 2021. Durata: 106′.

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