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Un profilo per due

#Flora 63Come farebbe oggi Cyrano de Bergerac a suggerire al maldestro cadetto Cristiano come far colpo su Rossana? Ma naturalmente attraverso i social e con un profilo virtuale. E’ quello che succede nel film di Stéphane Robelin. In Un profilo per due Cyrano è un uomo di quasi ottant’anni, Pierre (Pierre Richard), che, vedovo da due anni, si è rintanato in casa nel ricordo della moglie. Quando la figlia, preoccupata del forzato isolamento, gli regala un Mac e un insegnante di informatica, il trentenne Alex (Yaniss Lespert), l’anziano scopre il mondo delle chat per single. La sua Rossana si chiama Fanny (Fanny Valette), ha 31 anni ed è vedova. Lui la seduce con parole romantiche e si danno un appuntamento. Pierre non ha un naso lunghissimo ma è troppo vecchio per Fanny, così all’appuntamento ci manda Alex, che però, a sua insaputa, è il fidanzato della nipote. Alex accetta sotto lauto compenso, senza sospettare che Pierre aveva scritto a Fanny di essere vedovo e sinologo (!). Così Alex si trova a districarsi in una situazione che lo vede burattino, ma al un-profilo-pertempo stesso libero di rinventarsi davanti alla giovane donna. Del resto è uno sceneeggiatore (in bolletta) e di storie se ne intende.
Il film sotto le mentite spoglie della farsa mette sul piatto temi attuali, quali la solitudine degli anziani e la distanza tra generazioni (Pierre è un peso per la famiglia della figlia), la dissoluzione delle relazioni e il surrogato della rete e dei social network, di contro la necessità di emozioni per rivitalizzare vite scialbe, anche ricorrendo alla menzogna.
Forte di una coppia di attori maschili affiatatissimi e sempre in parte, Robelin confeziona un film intelligente, senza preoccuparsi troppo della facilità con cui risolve alcuni passaggi narrativi, per ricamare dialoghi effervescenti tra i due protagonisti. Il contrasto tra il vecchio e il giovane è degno di una coppia comica (e comica è l’educazione “informatica” di Pierre): a settantanove anni l’uomo ritrova vigore nell’atto di sedurre e vuole giocarsi la parte fino in fondo per interposta persona, senza domandarsi se le conseguenze potrebbero ferire Fanny; Alex suo malgrado oppone ipocrita resistenza e cade innamorato, mentre si disfa il rapporto con la fidanzata. Ogni bugia è la degenerazione di una storia nella storia: fantasie da scrittore che nel vecchio anestetizzano il lutto per la moglie scomparsa, per Fanny sono il sogno di un nuovo sorprendente amore, per Alex una palestra pericolosa di storytelling. Il gioco regge ma inevitabilmente si sfalda nella seconda parte del film, quando l’impianto si sgretola e la verità emerge in svelamenti meno interessanti.


La commedia della vita non risparmia dolori e frustrazioni, e nello sguardo malinconico di Pierre che saluta la gioventù c’è l’ineluttabilità del tempo che morde le caviglie, le ginocchia, le anche, sgambettando il desiderio di poter ancora esserci nella relazione affettiva, anche a settantanove anni. Soprattutto se il ricordo di una vita magnifica è un super8 che scorre in loop che non si riesce (o non si vuole) spegnere.

Vera Mandusic

Un profilo per due

Regia e sceneggiatura: Stéphane Robelin. Montaggio: Patrick Wilfert. Interpreti: Pierre Richard, Yaniss Lespert, Fanny Valette, Gustave de Kervern, Stéphane Bissot, Macha Meril, Pierre Kiwitt. Origine: Francia/Germania/Belgio, 2017. Durata: 100′.

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