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Un tirchio quasi perfetto

tirchio_perfettoE’ ancora in grembo François Gautier (Dany Boon) quando rimane scioccato dalle invettive della genitrice verso suo padre, affetto da shopping compulsivo. In quel momento François capisce che risparmiare sarà la risposta ad ogni ansia, dalla luce al consumo di cibi scaduti, dal taglio di ogni divertimento al rifiuto di pagare i mezzi di trasporto. François, primo violino in un teatro parigino, è terrorizzato dall’idea di rimanere senza soldi pur possedendo un cospicuo conto in banca. Ovviamente vive in solitudine in una casa tappezzata di post-it che gli ricordano quali comportamenti adottare per risparmiare anche un solo centesimo. Quando inaspettatamente entrano nella sua vita due donne, per François non sarà semplice mantenere lo stesso stile di vita. Il giorno stesso in cui si innamora di Valérie (Laurence Arné), ultima arrivata nell’orchestra in cui suona, si presenta a casa Laura (Noémie Schmidt), ovvero una figlia adolescente concepita a sua insaputa (figlia di un preservativo scaduto!).

tirchio_quasi_perfetto_dany_boonClassica commedia costruita su contrasti stridenti, su opposti che non si combinano, Un tirchio quasi perfetto di Fred Cavayé insiste su interrogativo preciso: è possibile vivere in un ambiente sociale da tirchio compulsivo, conducendo al tempo stesso vita da recluso? E ancora, va da sé, cosa succede – perché al cuor non si comanda – se arriva qualcuno che ti fa girare così tanto la testa da dover a tutti i costi trovare un compromesso? Come glielo spieghi a una donna che offrirle una cena potrebbe originare un infarto? E se poi tua figlia è convinta che tu sia una specie di eroico missionario che mantiene bambini orfani in Messico?
Ecco, il film di Fred Cavayé, supportato dalla maschera “un po’ Mr. Bean” di Dany Boon (Giù al nord e Niente da dichiarare?), vive su gag innescate da due forze contrastanti, da una parte il desiderio di non sfigurare agli occhi di una possibile compagna e di una più che probabile figlia, dall’altra l’invincibile bisogno di non spendere. Che è certamente patologico, ma che non significa non sia divertente, soprattutto quando fa esplodere piccole battaglie con i vicini di casa o i colleghi di lavoro, inviperiti dalla mancanza di generosità di François.
La prima parte è un susseguirsi di trovate comiche al limite del surreale, poi, quando Laura si “inventa” un papà filantropo (come fosse una favola a cui voler credere), giustificandone i risparmi (e gli eccessi), il regista e i suoi sceneggiatori inanellano altre trovate comiche, che ridicolizzano questa volta l’ipocrisia medioborghese, pronta a perdonargli il braccino corto.


E’ verso la fine che il film si affloscia inevitabilmente, perché, come da copione, si ride un po’ meno e i buoni sentimenti si impadroniscono del racconto. Fatto su misura per le famiglie, Un tirchio quasi perfetto non punta comunque alla redenzione di un personaggio cinico e scorbutico; l’amore più che una medicina è un abbraccio accogliente che non pretende di cambiare nessuno, ma di ammorbidire, semmai, le spigolature di un avido incontenibile.

Vera Mandusich

Un tirchio quasi perfetto

Regia: Fred Cavayé. Sceneggiatura: Fred Cavayé, Nicolas Cuche, Laurent Turner, Olivier Dazat. Fotografia: Laurent Dailland. Montaggio: Yann Malcor. Interpreti: Dany Boon, Laurence Arné, Noémie Schmidt, Patrick Ridremont, Christophe Canard, Christophe Favre. Origine: Francia, 2016. Durata: 89′.

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