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Bellas mariposas

bellas-mariposas-le-protagoniste-sara-podda-e-maya-mulas-in-una-scena-del-film-di-salvatore-mereuCate (Sara Podda) ha 11 anni, vive alla periferia di Cagliari in uno di quei casermoni-condominio affollatissimi, il suo appartamento è quasi un postribolo. Il padre pezzemmerda, sfaticato cronico e con una marcata tendenza all’autoerotismo passa le giornate a strusciarselo in giro. I fratelli dal canto loro sono già delle anime perse: uno si droga, l’altro fa il ragazzetto malavitoso “pronto ad uccidere”, l’altra ancora si prostituisce e poi si perde il conto di quanti sono in quella casa. Il circondario non è da meno con il suo parterre di donnacce facili e delinquenti di bassa lega.
La protagonista, circondata da questa strana umanità sui generis, libra come una farfalla all’interno di un denso magma sovraccarico di situazioni penose e sogna di liberarsene, prospettando un futuro da cantante e di arrivare vergine al matrimonio. Il suo sguardo è puntato dritto in camera, comunica a noi come fossimo lì accanto a lei che la seguiamo con il corpo e non solo con gli occhi, la sua parlata verace ci coinvolge così come il suo ridere spassionato con bella-mariposasl’amichetta del cuore, Luna, che è come se fosse sua sorella e forse lo è davvero. Trascorrono insieme un’intera giornata, dalla spiaggia al mare, dal centro città alla periferia desolata, camminano, nuotano, scherzano e mangiano gelati, sono felici, sono vispe e sanno il fatto loro. Ma è il 3 Agosto e Gigi, l’amore non dichiarato di Cate, rischia di morire per mano di Tonio, fratello della ragazza.
Il film di Salvatore Mereu, tratto dall’omonimo romanzo di Sergio Atzeni, non si pone nessuna barriera. Gli ammiccamenti sessuali, le scabrose vicende familiari e la spregiudicatezza di alcuni personaggi sono narrati dalla voce pura di un’adolescente già temprata che non ci nasconde nulla, anzi, ci svela tutto. Il realismo è disperato, contaminato da un’ironia particolare, frizzante, autoctona. La sfida del regista è difficile, riesce a mantenere salda una storia che può sbriciolarsi ad ogni immagine e cadere nell’impudicizia, regge con audacia ogni evento scabroso senza cupi moralismi e fa scorrere tutto con ritmato equilibrio. Solo il finale, con l’apparizione della Coga Aleni (Micaela Ramazzotti), perde di compattezza. La figura misteriosa, dai rimandi felliniani, appare negli ultimi istanti ed il suo ruolo non ha occasione di mostrare tutta la sua forza espressiva.
Bellas mariposas, presentato lo scorso anno nella sezione “Orizzonti” della Mostra del Cinema di Venezia, ha fatto fatica a trovare un canale di distribuzione, ma grazie agli sforzi dello stesso regista, già autore dei notevolissimi Ballo a tre passi (esordio, 2003) e Sonetaula (2008), possiamo ora goderci questo gioiellino di Sardegna, lontana anni luce dalla mondanità festaiola cui siamo soliti accostarla.

Jenny Rosmini

Bellas Mariposas

Regia: Salvatore Mereu. Sceneggiatura: Salvatore Mereu. Fotografia: Massimo Foletti. Montaggio: Paola Freddi. Interpreti: Sara Podda, Maya Mulas, Luciano Curreli, Micaela Ramazzotti. Origine: Italia, 2012. Durata: 100′.

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