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Cronache da Locarno 65: lunedì 6 agosto

Der Glanz des Tages

Ecco un primo serio candidato al Pardo 2012 di un concorso che per ora non ha riservato grandi sorprese.  Der Glanz des Tages è opera seconda di Tizza Covi e Rainer Frimmel, autori dell’apprezzatissimo La Pivellina, film che ha rappresentato l’Austria ai premi oscar 2011.

Un film raro fin dalla sua scrittura, come hanno raccontato i due autori al pubblico locarnese. Si è partiti con una sceneggiatura aperta, con autori ed attori disposti a lavorare momento per momento sul set del film mettendo principalmente in scena le loro biografie e le loro difficoltà. I due registi fanno interagire tra Amburgo e Vienna tre personaggi: Philipp, un giovane attore di successo diviso da diversi ruoli da portare in scena, Walter, un outsider artista di circo con mille esperienze e dolori alle spalle e Victor, vicino di casa con due figli e con una moglie moldava impossibilitata a rientrare da lui a causa delle leggi europee sugli immigrati.

I due autori arrivano dal documentario e si vede, il film è il risultato di interazioni reali tra i tre personaggi e l’ambiente circostante. “L’unica cosa non vera sullo schermo è che Walter sia mio zio”, dichiara l’attore Phillip Hochmair al pubblico e la fiction si incastra sapientemente con alcuni episodi realmente accaduti (un’amnesia dell’attore sul palco, l’incontro di Walter con alcune persone vissute nel suo stesso orfanotrofio). Applausi meritati per il film ad oggi più accreditato per un premio finale.

IL TRAILER DI DER GLANZ DES TAGES / THE SHINE OF DAY

Da Locarno Massimo Lazzaroni

 

La vita in “presa reale”

Der Glanz des Tages segna il proseguimento della ricerca di una perfetta commistione tra il Neorealismo ed il Documentario,  perpetrata dai registi austriaci Tizza Covi e Rainer Frimmel. Il film si basa su una forma di documentario nella quale i protagonisti della storia non si limitano a raccontare le proprie vicende, ma le reinterpretano davanti alla macchina da presa come se si trattasse di un  film di finzione. Ciò consente di mantenere la veridicità di una vicenda e di arricchirla con i piacevoli orpelli tipici di un film di finzione. La ricerca si sviluppa anche sull’alleggerimento del piano tecnico. Sul set infatti, sono presenti solo gli attori, i due registi e l’addetto all’audio. Le riprese vengono fatte solamente con la camera a mano e la sceneggiatura è composta da sole venti pagine di spunti per le scene. Il resto è assoluta libertà e fiducia tra i componenti del cast. La storia racconta di uno zio che va a trovare il suo talentuoso nipote, impegnato anima e corpo nel suo lavoro di attore. Il giovane Philipp scoprirà grazie allo zio, ex allevatore di orsi, e alla famiglia dell’appartamento accanto che i problemi più importanti della vita si possono risolvere solo cooperando e credendo negli altri e nell’aiuto che ogni persona può dare fuori da un palcoscenico. Una bellissima storia che merita di uscire dalla nicchia del cinema documentario, perché il tentativo degli autori è quello di avvicinare il pubblico generico al cinema di qualità.

Da Locarno Giulia Colella

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