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Anarchia – La notte del giudizio

anarchia locaSemel in anno licet insanire. Questa massima latina, attribuita a una serie di autori classici come Seneca, Sant’Agostino o Orazio, ma di fatto assurta a sentenza di costume nel corso del medioevo, può ben rappresentare un concetto antropologico molto più profondo, archetipico, in qualche modo interconnesso con le più primordiali manifestazioni dell’inconscio collettivo. Ovvero l’idea che ogni società, raggiunto un momento di tensione, un punto di rottura, un periodo di sovraccarico emotivo, senta il bisogno di ricostruire l’equilibrio perduto sfogando (o epurando, purgando, e quindi purificando, traducendo alla lettera l’originale titolo del film, The Purge) il proprio animo su un oggetto, cosa o persona. La distruzione dell’altro diviene così necessaria affinché i legami famigliari si rinsaldino, le gerarchie sociali ne escano rafforzate, e la collettività trovi ristoro dalla contemplazione del proprio furore omicida. Senza scomodare rituali antichissimi, persino universali, come il capro espiatorio della tradizione ebraica, o il potlach di quella aborigena americana, basterebbe citare il saggio La violenza e il sacro (1972), dello studioso francese René Girard, per chiarirsi le idee su come ogni religione abbia fatto del sacrificio un elemento preponderante del proprio sistema di valori, e il sacrificio abbia finito per assumere le chiarissime connotazioni di un’immolazione religiosa: la vittima, infatti, è catalizzatrice dell’odio che su di essa si scarica, martoriandola e martirizzandola, ma al contempo è responsabile di quella pace collettiva che proprio grazie alla sua estirpazione può trovare perfetto compimento; essa raffigura allora la nascita della religione, della divinità, e soprattutto del sacrificio rituale come riproduzione periodica e cerimoniale dell’evento vittimario originario.anarchia 3

L’idea di uno specifico momento dedicato alla legalizzazione dell’omicidio era già stato teorizzato, a livello eminentemente cinematografico, da James Stewart nel film Rope – Nodo alla gola (1948) di Alfred Hitchcock, ma le potenzialità delle sue applicazioni su grande schermo erano sin da allora rimaste silenti, a parte qualche pregevole eccezione come La decima vittima (1965) di Elio Petri. Ma ecco che un giorno James DeMonaco decise di girarne una sua versione manualistica, ballardiana si potrebbe addirittura sostenere, ovvero The Purge primo capitolo. Qui siamo alla seconda parte, cambiano nomi, attori e personaggi, ma il risultato resta comunque invariato: l’America del 2022 è uscita dalla crisi, la disoccupazione è scesa sotto il 5%, la povertà in procinto di scomparire, il tasso di criminalità e crimini violenti drasticamente ridotto. Perché? Appunto per quel semel in anno di cui sopra, grazie al quale, per dodici ore all’anno, dalle sette di sera alle sette di mattina, ogni cittadino statunitense può accoltellare, stuprare, uccidere ogni altro cittadino in un impressionante bagno di sangue il cui scopo è la liberazione degli istinti repressi, la rabbia come l’insoddisfazione, la collera e la volontà di rivalsa. Vien da sé che a farne le spese sono perlopiù i poveracci, che non hanno i soldi necessari a garantirsi un armamentario sufficiente a proteggersi, o che addirittura, in cambio di pochi denari, raggranellano i più disgraziati vendendoli a platee di ricchi signori, che nelle loro ville dotate di sofisticati sistemi di sicurezza possono intavolare spietate partite di caccia all’uomo. Anarchia si concentra su alcuni sopravvissuti, che per una ragione o per l’altra, non possono restarsene rinchiusi in casa propria o non hanno fatto in tempo a correre ai ripari prima dell’inizio dei giochi. Tra di loro c’è Leo Barnes (Frank Grillo), un uomo misterioso che sfida la morte nell’abitacolo di una macchina blindata e che salva due cittadine “a basso reddito”, madre e figlia (Carmen Ejogo e Zoë Soul) dalle grinfie di uno squadrone della morte dedito alla distruzione di ogni casermone popolare. Quindi ci sono due fidanzatini in rotta (Kiele Sanchez e Zach Gilford), che restati in panne nel mezzo dell’autostrada si accodano ai superstiti pur di scampare a una banda di motociclisti mascherati, e un oscuro personaggio (Michael K. Williams) che diffonde sul web la propria controstoria dell’epurazione, assoldando seguaci proprio tra i reietti e i disgraziati che l’epurazione, più che agirla, la devono subire.anarchia 1

Come spesso accade nel recente cinema americano, Anarchia è un sequel molto più curato del suo predecessore (se non per alcune sviste di sceneggiatura, la madornale in chiusura, quando le ragazze in macchina accorrono a salvare il compagno soltanto dopo aver sentito il terzo sparo, e restando stranamente indifferenti ai primi due). DeMonaco sposta l’asse dallo spazio recluso della casa, e quindi dalla violazione istituzionalizzata della proprietà, a quello agorafobico della metropoli, con le sue strade sottoposte a coprifuoco, i roghi improvvisi, i quartieri assaltati da bande armate dedite al saccheggio e alla mattanza. Non è poco, in epoca di adolescenti guerrieri e adattamenti di genere cosiddetto young adult, ammirare una rigorosa selezione di volti e persone: i poveri, in questo film, hanno tutti la faccia da poveri (portoricani, messicani o qualche minoranza non meglio dichiarata), i ricchi quella da ricchi, e gli assassini prezzolati dalle nuove aristocrazie suburbane sono in gran parte pericolosissimi negri. E ci sono persino due sorelle sovrappeso, e una cicciona che spara da un tetto intonando una volgarissima litania religiosa. Ma quando mai si è vista l’obesità in un film americano? DeMonaco fa l’antropologo ricorrendo alle armi dell’intrattenimento, e il suo film è a metà strada tra il pamphlet di denuncia, l’analisi entomologica dei comportamenti umani, e una rocambolesca incursione nel più spietato dei deliri narrativi: quello in cui si può uccidere in ogni modo e per qualsiasi motivo, anche se forse, dietro l’apparente casualità dell’espiazione, si nasconde un disegno sociale di più inquietante portata.

Marco Marchetti

Anarchia – La notte del giudizio

Titolo originale: The Purge: Anarchy. Regia: James DeMonaco. Sceneggiatura: James DeMonaco. Fotografia: Jacques Jouffret. Montaggio: Vince Filippone, Todd E. Miller. Musica: Nathan Whitehead. Interpreti: Frank Grillo, Carmen Ejogo, Zach Gilford, Zoë SoulKiele Sanchez. Origine: USA. Anno: 2014. Durata: 103 min.

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