Berlino 2017

Berlino 67: un pronostico verso l’assegnazione dell’Orso d’Oro

aki_locandinaC’è un grande favorito per l’Orso d’oro del 67° Festival di Berlino che sarà assegnato stasera. Si tratta di The Other Side Of Hope (Toivon Tuolla Puolen) di Aki Kaurismaki, un film, dedicato a Peter von Bagh, che avrebbe tutti gli elementi per vincere, compreso il tema, l’immigrazione, che un anno fa spianò la strada a Fuocammare di Gianfranco Rosi. Contro il regista finlandese, oltre a qualche rivale come il romeno Calin Peter Netzer (già Orso con Il caso Kerenes nel 2013) con l’intenso e cassavetesiano Ana, mon amour, giocano due fattori: il festival in anni recenti ha più spesso premiato cineasti emergenti (o veri e propri carneadi) rispetto a quelli già affermati, dall’altra il nordico non ha mai vinto un grande festival. Kaurismaki era già stato a Berlino con La fiammiferaia, Vita da Bohéme e Juha, ottenendo premi secondari; del resto è nota la sua poca fortuna con le giurie. Memorabile la sua delusione sul palco di Cannes nel 2002: nel ritirare il Gran Prix per L’uomo senza passato dichiarò di non aver nulla da dire perché si era preparato il discorso per la Palma d’Oro. Speriamo che Paul Verhoeven e gli altri giurati premino questa favola amara e comica, che contesta il presente sin dall’ambientazione passatista, dove si usano macchine da scrivere, telefoni con la afis-anacornetta e vecchie valige. E’ la storia di due uomini che si incontrano, un siriano che ha perso tutto e fugge dalla guerra e un finlandese sessantenne che si deve reinventare e apre un ristorante (come i protagonisti di Nuvole in viaggio). Una pellicola carica di umanità ed empatia, che ha molto in comune con Miracolo a Le Havre, senza neanche più il bisogno di giocare con i riferimenti cinematografici (là soprattutto al cineme francese degli anni ’30 e ’40).
Netzer invece esplora l’amore tra Toma e Ana, che si conoscono all’università, andando avanti e indietro nel tempo, seguendoli nel letto o in famiglia mentre il rapporto si sviluppa negli anni e facendo in punto in due confessioni simmetriche, con il prete e con lo psicanalista. Un film delicato e tumultuoso, con ottimi attori, sui dubbi e le gioie dell’amore, sui danni che fanno le famiglie e le colpe dei padri e delle madri che ricadono sui figli. Come spesso nel cinema romeno anche una forte critica a genitori invadenti e spesso violenti.
Ha, purtroppo, delle possibilità il cileno Una mujer fantastica di Sebastian Lelio. Orlando, impiegato di mezz’età festeggia con la giovane cantante Marina il compleanno di lei e progetta un viaggio alle cascate dell’Iguazu. La notte l’uomo si sente male e muore poco dopo l’arrivo in ospedale con i segni in volto di una caduta. La reazione spaesata di Marina suscita i sospetti della polizia, mentre la famiglia, la ex moglie, il figlio e il fratello, la rifiutano in quanto transessuale e cercano di tenerla lontana. Un film contro l’ipocrisia che vorrebbe richiamare il molto più riuscito Gloria, premiato proprio a Berlino. Qui non manca nessuno degli elementi per tirare in trappola la giuria, tra i tanti stereotipi è rimasta fuori solo l’esplicazione del passato tra i sostenitori di Pinochet dei membri della famiglia. Per il resto c’è il havepedinamento esasperato di Marina, aggressioni improbabili, sottolineature di tutto, ridondanze e un uso banale delle musiche.
Una piccola sorpresa potrebbe essere il cinese Have a Nice Day di Liu Jian, un’animazione per adulti sulla sete di denaro e l’edonismo. Una valigia di soldi passa di mano in mano, mentre una donna attende di andare in Corea per sottoporsi a un nuovo intervento di chirurgia estetica dopo che il primo l’ha rovinata ancor più. Non si salva quasi nessuno mentre sulle banconote da 100 è sempre ben in evidenza l’effigie di Mao. Tra citazioni di Resurrezione di Tolstoj e icone pop (Rocky Balboa, Bruce Lee, Steve Jobs) una critica forte alla Cina contemporanea.
Oltre a film passati nei primi giorni, come Mr. Long” del giapponese Sabu e On Body And Soul dell’ungherese Ildiko Enyedi, ha forse delle possibilità Colo della portoghese Teresa Villaverde. Un racconto della depressione ai tempi della crisi economica prolungata, con una famiglia (padre, madre e figlia) che va in crisi e si allontana progressivamente sotto il peso dell’impoverimento e della fatica ad affrontare le spese quotidiane.
Tra gli attori, possono ambire ai premi gli ottimi interpreti di The Party di Sally Potter (Patricia Clarkson, Kristin Scott Thomas e Timothy Spall) e Stellan Skarsard del buon Return To Montauk di Volker Schlondorff. E se un posto nel palmarès spetta quasi di diritto al cinema di casa, potrebbe essere il turno del documentario Beuys di Andres Veiel, ricostruzione con immagini d’archivio della complessa figura del visionario artista e attivista politico Joseph Beuys, una sorta di Andy Warhol tedesco.
Assente, come già si sa, l’Italia, che comunque ha vinto ben due Orsi d’oro, con Rosi e i Taviani, in due delle cinque edizioni precedenti.

da Berlino, Nicola Falcinella

Topics
Vedi altro

Articoli correlati

Back to top button
Close