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E’ arrivata mia figlia!

arrivatamiafigliaA San Paolo in Brasile i ceti sociali sono definiti da confini netti e invalicabili. Val (Regina Casé), che lavora come cameriera presso una famiglia benestante, lo sa bene e non si sogna di provare a scalfire i rapporti di classe. La padrona di casa, Donna Barbara (Karine Teles), da par suo non ha mai fatto nulla per accorciare le distanze, nonostante Val viva in casa loro e abbia praticamente cresciuto il figlio diciassettenne Fabinho da quando era molto piccolo. Un equilibrio che rischia di crollare quando Jéssica, la figlia adolescente di Val, cresciuta a sua volta lontana dalla madre, raggiunge San Paolo per tentare l’esame di ammissione alla facoltà di architettura.

Il tema di E’ arrivata mia madre! va probabilmente cercato partendo dal titolo originale, che recita A che ora torna?, domanda che esplicitamente o implicitamente pongono i protagonisti del film di Anna Muylaert, regista già apprezzata in Italia qualche anno fa con l’emozionante L’estate in cui i miei genitori andarono in vacanza. A che ora torna mamma? – chiede Still ' The Second Mother ' - ' Que Horas Ela Volta 'Fabinho a Val, nei confronti della quale nutre un affetto che riempie il vuoto relazionale tra lui e Barbara. E probabilmente anche Jéssica si sarà chiesta per più di dieci anni (o forse semplicemente fino a quando l’adolescenza ha infine dichiarato superfluo il rapporto madre-figlia) a che ora sarebbe tornata mamma-Val. Attese che rinviano ad altre attese, quelle delle madri che, per scelta o bisogno, hanno temporaneamente abbandonato i figli, salvo poi tentare un difficile e sofferto riavvicinamento, fisico ed emotivo.
Aveva il soggetto nel cassetto da circa vent’anni Anna Muylaert, periodo in cui ha girato e scritto molto altro, nonostante fosse madre, ma verificando giornalmente quanto nel suo paese sia denigrata l’educazione “diretta” dei figli. <<Nel mio ambiente sociale – ha dichiarato la regista – piuttosto che accudire il proprio figlio, le donne assumono una bambinaia a tempo pieno e demandano a lei gran parte del lavoro, considerato noioso e spossante. Ma quelle bambinaie molto spesso devono affidare i loro figli a qualcun altro per potersi occupare di quelli delle persone per cui lavorano>>. Ed è ciò che fa Val, emblema di un problema sociale a cui guarda il Brasile moderno e non solo, se consideriamo il numero crescente di donne (ma anche coppie) provenienti dall’Asia e dall’Est Europa impiegate presso famiglie facoltose nei paesi occidentali del nostro arrivata_mia_figliacontinente. Donne che delegano ai parenti stretti l’educazione dei figli piccoli, perdendo di fatto il passaggio cruciale dell’infanzia. In Brasile il fenomeno è interno. Val arriva dalla splendida, ma poverissima, regione del nord-ovest. Mettersi a servizio in una abitazione in cui regna il lusso, ufficializza lo status di cittadina di serie B.
L’arrivo di Jéssica rimette in discussione le etichette; lo scarto generazionale rende inaccettabile vestire un ruolo subalterno per partito preso. Jéssica asseconda le attenzioni di Fabinho e di suo padre (che si invaghisce della vivace Lolita), così come finge indifferenza di fronte a Barbara, che tenta costantemente di rimarcare le differenze di ceto. Jéssica, nella convincente interpretazione di Camila Màrdila, strafottente e provocatoria, per nulla rassegnata a un destino già scritto, è protesa con decisione verso un futuro che sua madre non avrebbe neppure lontanamente potuto immaginare per se stessa. Per questo sfida senza pudore Barbara in casa sua e la madre (che chiama Val) sul piano affettivo. Non sei tu la mia vera madre – le sbuffa in viso, che non vuol dire solo, nonostante tu abbia inviato denaro, sono stata cresciuta da un’altra; ma anche: io ho per me altri sogni. E tra questi sogni di futura architetta c’è forse anche quello di disegnare case senza porte che dividono cucine per ricchi e stanzini per poveri, ambienti comunicanti solo all’occorrenza, come ci mostra la macchina da presa della regista. Jéssica è curiosa e per questo esplora per conoscere, fregandosene degli off-limits preimposti, godendo della stanza degli ospiti (ricchi) e della piscina per gli amici (ricchi).


Muylaert è abile a nascondere il dramma sociale dietro il paravento della commedia, come già fece in L’estate in cui i miei genitori andarono in vacanza, benché in quel film dietro le quinte ci fosse il 1970 e la dittatura. Affidando gran parte del racconto sulla versatilità di Regina Casé, i passaggi di tono sono morbidi, evitando gli eccessi comici, che avrebbero reso la governante una caricatura, e quelli drammatici, soprattutto sul finale. Senza preoccuparsi troppo della sorpresa quanto piuttosto premurandosi di indicare una strada che non separi le vite ma, se possibile, le tenga vicine, la regista trova così l’inquadratura finale con cui incornicia due generazioni e mezzo e tanta speranza.

Alessandro Leone

E’ arrivata mia figlia!

Regia e sceneggiatura: Anna Muylaert. Fotografia: Bàrbara Alvarez. Montaggio: Karen Harley. Interpreti: Regina Casé, Karine Teles, Camila Màrdila, Michel Joelsas, Lourenço Mutarelli. Origine: Brasile, 2015. Durata: 110′.

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