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Home – A casa

home-02Home, casa e alieni. Pensi subito a Spielberg e all’alieno per eccellenza E.T.. In effetti un po’ Spielberg c’entra, perché questo nuovo effervescente e divertentissimo film d’animazione (quanti ne sono usciti solo nell’ultimo anno?) è un figlio Dreamworks, che conta tra i suoi fondatori proprio il regista di Cincinnati.
Il protagonista di Home però, simpatico e impacciato, vitale e goffo, ricorda semmai un Minion. Lui si chiama Oh, cioè un’esclamazione che può essere di stupore o, ed è questo il caso, di sopportazione, visto che tutti i suoi compagni alieni, i Boov (che come i Minion sembrano fatti in serie), lo evitano, ritenendo moleste le sue richieste di amicizia. Dopo aver invaso la Terra e confinato tutti gli umani in una zona dell’Australia, edificata all’occorrenza con milioni di villette a schiera di memoria burtoniana, Oh Home-carinvolontariamente invia un sms verso una parte della galassia dove dimorano i Gorg, razza aliena in conflitto con i Boov. Un mandato di cattura lo mette in fuga solitaria, fino a quando il suo corpo gommoso non incontra Tip, una bimba afroamericana (la prima in casa Dreamworks), miracolosamente scampata al trasferimento coatto. Insieme si metteranno in viaggio su una utilitaria volante alimentata da bibite gassose, alla ricerca della mamma di Tip e di una soluzione per rimediare al pasticcio causato da Oh.

Pur zeppo di riferimenti al cosmo variopinto del cinema d’animazione, Home, tratto dal libro per bambini di Adam Rex The True Meaning of Smekday, è un film originale per gusto estetico e costruzione dei personaggi. L’incontro tra Tip e Oh, che si fa apprezzare per la precisione dei tempi comici, pone le basi per uno sviluppo che non sorprende tanto nell’ovvia amicizia che si cementa dopo le diffidenze iniziali, ma per la scoperta e l’accettazione delle reciproche diversità. Da una parte la meraviglia di Oh di fronte all’universo degli uomini (pare un bambino eccitato home-boovdalle novità del mondo, il ballo ad esempio), dall’altra l’intransigente Tip, che alle porte dell’adolescenza fissa alcuni fondamentali valori come indispensabile bagaglio nel suo viaggio avventuroso: lealtà, rispetto, fiducia. Tra terra e cielo (echi di Miyazaki), dribblando bolle di oggetti sospese in aria, veicoli volanti e minacce aliene, su uno sfondo che si accende di colori sfavillanti, questo strampalato on the road trattiene gli elementi del genere, mixati con il fantasy.
Privo di momenti morti, alimentato dai divertenti feedback degli “idioti” Boov al cospetto di un pianeta popolato da cose non codificabili (dagli ombrelli al water), il film tiene alta l’attenzione dei più piccoli anche quando la comicità e gli inseguimenti adrenalinici lasciano il posto al quieto confronto tra due esseri per natura diversi (bella la sequenza notturna in auto). Gli umori di Oh emergono attraverso il colore mutevole del suo corpo, definendo un linguaggio della diversità che si fa subito metafora chiara dei nostri tempi. Anche il finale, che non sveliamo, è una bandiera contro il pregiudizio, che emoziona piccoli e adulti.
La versione italiana ha il solo torto di depotenziare i brani musicali cantati da Rihanna, prezzo da pagare per l’indispensabile doppiaggio. Rimane però l’impressione di un godimento per occhi, cervello e cuore. L’animazione non finisce di stupirci e di convincerci che il cinema è tutt’altro che al capolinea.

Vera Mandusich

Home

Regia: Tim Johnson. Sceneggiatura: Tom J. Astle, Matt Ember. Montaggio: Jessica Ambinder-Rojas, Alexander Berner. Musiche: Joel McNeely. Produzione: Dreamworks Animation. Origine: Usa, 2015. Durata: 94′.

https://www.youtube.com/watch?v=ct3VY0vf1T0

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