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La “Babylon” di Damien Chazelle

Mille sfumature di cinema

Una strana creatura fatta di eccesso, libertà creativa e passione espressiva, a tratti anche sgradevole e nauseante, questa è Babylon, il nuovo film di Damien Chazelle. Dopo il successo agli Oscar di La La Land e la parentesi lunare di First Man, il giovane prodigio di Providence torna al cinema con uno sguardo del tutto personale sulla spericolata e scomposta Hollywood degli anni ’20, avamposto nel deserto di un manipolo di sognatori alla ricerca del riscatto sociale, ben presto ridimensionata dalla rivoluzione del sonoro e dai nuovi dettami morali di una società americana più sobria quanto ipocrita. Babylon è infatti la storia di stelle comete del cinema muto che d’un tratto vedono i loro sogni di gloria infrangersi: abbiamo la sfacciata e seducente star Nellie LaRoy (Margot Robbie), il divo ruba cuori donnaiolo e alcolista Jack Conrad (Brad Pitt), il jazzista afroamericano Sidney Palmer, la cantante lesbica sinoamericana Lady Fay Zhu, il nostro giovane protagonista, l’immigrato messicano Manuel Torres, sognatore del set cinematografico, insieme a molto altri tra attori, produttori, musicisti e maestranti. Ancora una volta il cinema torna a riflettere di cinema, a poca distanza dall’uscita in sala di The Fabelmans di Steven Spielberg. Nel farlo, Damien Chazelle non manca di richiami sparsi a grandi opere come Once Upon a Time in Hollywood di Tarantino, da cui recupera anche gli attori Brad Pitt e Margot Robbie in nuovi vesti, o The Wolf of Wall Street di Scorsese e la sua strabordanza, senza dimenticare grandi classici di Hollywood come Singing in the Rain o la citazione dei nomi di grandi maestri del muto come Buster Keaton e Charlie Chaplin.

Babylon mette quindi in scena l’intreccio di storie di semplice gente del popolo che vede, finalmente, nell’invenzione del cinema una  possibilità per un futuro migliore, l’occasione di “fare parte di qualcosa di più grande”. Un’illusione che si infrange man mano che i protagonisti diventano succubi di una Hollywood tossica e spietata, un buco nero di festini, droghe e sesso che tutto cattura senza via di ritorno. Jack Conrad esclama: “il set è il luogo più magico che sia mai esistito”. Chazelle ci mostra il cinema anche come una magia che accompagna tutte le fasi di realizzazione di un film e in cui ogni scena portata a casa diventa un piccolo miracolo frutto della sincronizzazione di una miriade di professionisti e grandi colpi di fortuna. Una scena di bacio al tramonto ci viene mostrata come una corsa contro il tempo per immortalare un momento unico e irripetibile, commistione di mille impedimenti ma anche grandi sorprese come una farfalla che imprevedibilmente fa breccia nell’inquadratura. E “Stop” l’attimo perfetto è stato immortalato, ma di questi retroscena nulla sospetteranno gli spettatori in sala i cui occhi, come sotto ipnosi, seguiranno incantati le immagini in movimento sullo schermo. Il cinema si fa incantesimo che permette a pubblico come registi e sceneggiatori di evadere dalla “realtà scadente”, citando un’altra recente opera che intorno al cinema si sviluppa (La mano di di Dio di Paolo Sorrentino).  Ma il cinema, ci ricorda Chazelle, nasce anche come spettacolo e in questa opera di stupore ce n’è parecchio in un tour de force visivo, un piano sequenza dopo l’altro, e sonoro, con il ritorno di Justin Hurwitz alle musiche, che pare non avere mai fine. E ricordiamoci che allo spettacolo cinematografico andavano proprio quelle persone del popolo che il teatro non potevano permetterselo e per cui la sala diveniva uno spazio di ricreazione dove trovare un po’ di sollievo dalle sofferenze e miserie della vita. Una pausa sì ma a loro insaputa anche un momento di catarsi dove potersi conoscere meglio e mettersi a nudo vivendo mille storie e avventure di personaggi fittizi ma allo stesso tanto vicini a loro. Infine, il cinema per Chazelle e anche linguaggio in continua mutazione e rinnovo: dai fratelli Lumière a James Cameron, passando per Jean Luc Godard, da immagini fisse a in movimento, dal muto al sonoro, dal bianco e nero al colore, dal 4:3 al panoramico, dall’analogico al digitale, dalla ripresa della realtà alla generazione della realtà con la computer grafica. E cosa ci aspetta ancora dalla “settimana arte”?

Con stupore ci si perde in quest’opera squilibrata quanto mastodontica, sicuramente audace e spiazzante, di quelle che dividono. Siamo smarriti, come lo sguardo sempre meravigliato del nostro protagonista, fisso a seguire i fotogrammi che uno dopo l’altro si succedono sul grande schermo del cinema. Difatti, quest’opera colossale non può che essere apprezzata a luci spente nella nostra sala cinematografica del cuore. Questa è magia, questo è il cinema.

Samuele P. Perrotta

Babylon
Regia e sceneggiatura: Damien Chazelle. Montaggio: Tom Cross. Fotografia: Linus Sandgren. Interpreti: Margot Robbie, Diego Calva, Brad Pitt. Musica: Justin Hurwitz. Origine: USA, 2022. Durata: 183′.

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