BERLINO 2019

Berlinale 2019: tutti i premi

Nadav Lapid
Nadav Lapid

Orso d’Oro a sorpresa al franco-israeliano Synonymes di Nadav Lapid. Così si chiude la 69° Berlinale, edizione che nel palmares vede anche l’Italia con l’Orso d’Argento per la sceneggiatura a La paranza dei bambini. Per l’ottimo film di Giovannesi un riconoscimento era atteso, anche se si pensava a qualcosa di ancora più importante, magari l’Orso d’Oro o quello per una regia matura. Il cinema italiano esce in maniera molto positiva dal festival, consacrando tra i grandi Giovannesi dopo Alì ha gli occhi azzurri e Fiore.
Fuori dai riconoscimenti ufficiali il macedone God Exists, Her Name Is Petrunya di Teona Strugar Mitevska, che era tra i favoriti della vigilia e aveva ricevuto il premio giuria ecumenica. La serata era iniziata con tutta la sala in piedi in ricordo dell’attore svizzero Bruno Ganz, morto nella notte. A seguire il commosso direttore uscente Dieter Kosslick, dopo essere stato ringraziato per il suo lavoro nel Festival per 18 anni, ha presentato Carlo Chatrian che prenderà il suo posto in vista dell’edizione 2020, che si terrà dal 20 febbraio all’1 marzo.

Roberto Saviano, Maurizio Bucci, Cluadio Giovannesi
Roberto Saviano, Maurizio Bucci, Cluadio Giovannesi

Il premio principale è andato dunque a Synonymes, già premio della stampa Fipresci, uno degli ultimi a passare nella gara. Il regista, già noto per Policeman (2011) e The Kindergarten Teacher (2014), ha portato una pellicola dai chiari riferimenti alla Nouvelle Vague, a Bertolucci e Garrel (già nella scelta della protagonista Louise Chevillotte che era ne L’amant d’un jour). Il film più originale del concorso, intrigante e insieme pretenzioso, fatto per dividere gli spettatori. Yoav è un giovane inseguito dai servizi segreti di Israele che si rifugia a Parigi e rigetta la propria origine, iniziando dalla lingua. La struttura disarticolata del film rende la perdita di identità e il dissidio interiore del protagonista, che rifiuta un’appartenenza e non ne trova un’altra, come attesta l’esito del corso di cultura francese. Un’opera concettualmente molto forte e interessante, con momenti indovinati e pure qualche intellettualismo di troppo. Forse non era il film migliore, ma l’Orso ha un senso e porta in sé un’idea di cinema.
Meritato l’Orso d’Argento Gran Premio della giuria a Grâce à Dieu di François Ozon, su casi di pedofilia da parte di un prete a Lione. Il film riesce a evitare eccessi scandalistici e mostrare i diversi gradi di responsabilità e le diverse facce della questione. Contrariamente ad altri suoi precedenti, il regista francese non alza i toni e invita all’attenzione e a non sottovalutare abusi e violenze.
È significativo che i due premi maggiori siano andati a film che interrogano, anche in maniera forte, l’identità religiosa. A questi si può aggiungere Petrunya, nel quale la protagonista del titolo si scontra con la tradizione ortodossa, più che con la fede, e con il maschilismo che vi si appoggia.
L’Orso d’argento Alfred Bauer per l’innovazione è andato a System Crasher, esordio della tedesca Nora Fingscheidt. La storia di una bambina difficile, che non può stare a casa con la madre e il suo nuovo compagno e non resiste in nessuna struttura. Un film sulla ricerca d’amore spinta agli estremi, con un pessimismo di fondo, che però assume gli stessi difetti della storia che racconta, avvolgendosi in un circolo vizioso. Il maggiore pregio della pellicola è la piccola Helena Zengel travolgente nel ruolo di Benni.

Yong Mei e Wang Jingchun
Yong Mei e Wang Jingchun

L’Orso per la miglior regia è stato assegnato all’altra tedesca Angela Schanelec per I was at Home, but…, film programmatico e irritante, uno dei peggiori del lotto, il premio più sbagliato.
L’Orso di miglior attrice e miglior attore sono andati entrambi agli interpreti principali di So Long, My Son di Wang Xiaoshuai, rispettivamente Yong Mei e Wang Jingchun. Una storia familiare nell’arco di più di vent’anni, di figli morti e sostituiti, di abbandoni, tradimenti, separazioni, malattie e segreti, ma anche voglia di chiarire e chiedere perdono. Non è la prima volta che i cambiamenti della Cina sono raccontati attraverso storie private, ma Wang Xiaoshuai lo fa in maniera molto curata e momenti molto toccanti.
Infine miglior contributo tecnico a Rasmus Videbaek, direttore della fotografia di Our Stealing Horses di Hans Petter Moland, il norvegese tra le maggiori delusioni del concorso: un film tra segreti familiari e storia recente ambizioso quanto pasticciato. Tra i premi delle altre giurie, migliore opera prima il tedesco Oray e miglior documentario il sudanese Talking About Trees di Suhaib Gasmelbari.
Il premio Fipresci per la sezione Panorama è andato a Dafne di Federico Bondi, storia di una giovane down che, alla morte della madre, resta sola con il padre anziano. Un’elaborazione del lutto speciale, in un viaggio che è scoperta, avvicinamento e affermazione di sé, con un finale sorprendente ed emozionante.

Qui le cronache berlinesi di Cinequanon.

da Berlino, Nicola Falcinella

Ecco tutti i premi nel dettaglio:

ORSO D’ORO
Synonymes di Nadav Lapid

ORSO D’ARGENTO – Gran premio della giuria
Grâce à Dieu (By the Grace of God) di François Ozon

ORSO D’ARGENTO – Premio Alfred Bauer
Systemsprenger (System Crasher) di Nora Fingscheidt

ORSO D’ARGENTO per la miglior regia
Ich war zuhause, aber (I Was at Home, But) di Angela Schanelec

ORSO D’ARGENTO per la migliore attrice
Yong Mei in Di jui tian chang (So Long, My Son)

ORSO D’ARGENTO per il migliore attore
Wang Jingchun in Di jui tian chang (So Long, My Son)

ORSO D’ARGENTO per la migliore sceneggiatura
Maurizio Bucci, Cluadio Giovannesi e Roberto Saviano per La paranza dei bambini (Piranhas)

ORSO D’ARGENTO per la fotografia
Rasmus Videbaek per Ut og stjæle hester (Out Stealing Horses)

Premio GWFF per la miglior opera prima
Oray di Mehmet Akif Büyükalatay

Premio Glashütte per il miglior documentario
Talking About Trees di Suhaib Gasmelbari

ORSO D’ORO per il miglior cortometraggio
Umbra di Floria Fischer e Johannes Krell

ORSO D’ARGENTO – Premio della giuria per il cortometraggio
Blue Boy di Manuel Abramovich

Premio Audi Short Film
Rise di Barbara Wagner e Benjamn De Burca

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