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Le streghe son tornate

Le-streghe-son-tornate-Alex-de-la-IglesiaDopo le streghe di Salem arrivano quelle di Zugarramurdi, uno sperduto paesino spagnolo al confine con la Francia, dove si rifugiano i due improbabili latitanti di una rocambolesca rapina. Si tratta anche in questo caso di fattucchiere brutte, zoticone e pelose dedite al culto della Venere di Willendorf, altrimenti nota come Gea, Grande Madre o Madre Terra a seconda delle definizioni più o meno new age che se ne potrebbero dare; e tutte puntualmente interessate a organizzare un grande sabba in cui sacrificare gli infanti ed evocare gli spiriti ancestrali. Fin qui niente di strano, tranne che a dirigere è quel mattacchione di Álex de la Iglesia, il regista di Azione mutante (1993), Il giorno della bestia (1995) e Ballata dell’odio e dell’amore (2010). Insomma, un casinista delle prime categorie, uno che scoreggia e spernacchia, e butta in caciara tutte le cose serie, seriose e pretestuose che potrebbero capitargli a tiro.

Non fatevi ingannare dalla carrellata di immagini “d’arte” che aprono i titoli di testa, le rappresentazioni di Goya e Falero sono solo uno specchietto per le allodole per chi crede di seguire una pellicola capace di ricostruire in modo filologicamente corretto il periodo della stregoneria. Un esempio? I rapinatori che assaltano un banco dei pegni specializzato nel recupero di fedi matrimoniali si travestono da artisti di strada, mimi e intrattenitori pur di non dare nell’occhio: c’è un Gesù color argento fosforescente (Hugo Silva), un soldatino verde rame (Mario Casas), Spongebob e Minnie che prendono i mitragliatori e sparano sulla polizia giunta ad arrestare i criminali. Spongebob e Minnie finiscono dietro le sbarre, mentre Gesù, il figlio di Gesù e Soldatino Verde Rame assaltano un taxi e fanno amicizia con l’autista che presto sta dalla loro parte. Condite tutto questo con battute surreali, situazioni al limite dell’assurdo, spolverate con una infarinatura di grottesco e otterrete, appunto, un puro film alla Álex de la Iglesia.brujas 3
Las brujas de Zugarramurdi è scanzonato, divertente e disinvolto, eppure riesce a comunicare il concetto di stregoneria molto meglio di tanti altri lavori dal tono più edificante. Merito sicuramente delle scenografie composte da vecchie magioni di campagna, scalinate di antico marmo, soffitti intarsiati di polverose modanature, saloni ammobiliati con il gusto rococò di epoche tramontate. Per non parlare di questo impronunciabile paese, immerso nei boschi, dimenticato nell’oscurità, e la cui unica attività aperta al pubblico è un piccolo ristorante dal cui cesso sbucano occhi e mani, desiderose di toccare le chiappe degli sprovveduti viandanti. È proprio in questo universo ammuffito ma pieno di magia che si ritrovano i nostri latitanti quando il figlio di José scompare misteriosamente nei dedali di una tenebrosa costruzione. È solo un bambino, si sarà perduto giocando o inseguendo qualche pipistrello, ma quando il padre lo sorprende completamente nudo e con una mela in bocca, pronto per essere infornato dalla vecchia Maritxu (Teresa Pável), ecco che la brujas 4verità viene a galla.
La tregenda è vicina, le streghe stanno per giungere a cavallo delle loro scope: c’è Graciana Berrenetxea (Carmen Maura), nella parte di una simpatica maliarda con l’abitudine di camminare a testa in giù per il salotto, c’è la bella Eva (Carolina Bang) che si innamorerà dello spiantato José rischiando gli anatemi della famiglia, e c’è persino quel mingherlino di Javier Botet, qui forse per la prima volta nella parte di un uomo. Ve lo ricordate Botet? Proprio lui, la “madre” dell’omonimo film di Andres Muschietti e la famigerata Niña Medeiros della serie Rec.

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Las brujas de Zugarramurdi è un horror comico che non rinuncia a qualche veloce scena splatter, e anche se le sue streghe fanno il sabba senza l’orgia, esse si ostinano comunque a mordere i malcapitati, a tagliar loro dita e orecchie, a fare dei loro corpi succose pietanze per cene di famiglia. Alla fine il film di questo bravo regista iberico è una spregiudicata rappresentazione di paure tipicamente maschili, nel caso specifico il pericolo di sottomissione a una donna che nella società moderna sta diventando sempre più intraprendente, ambiziosa e soprattutto spietatamente volitiva. Le ex mogli sono al centro del mirino, a partire da quella di José che perseguita il marito per ottenere la custodia del loro bambino, e che nel finale dell’opera si aggregherà alla combriccola di megere giusto per rendere perfetta l’identificazione tra il femminino e la stregoneria. Non è certo una critica, anzi, il cinema dell’orrore ha da sempre tematizzato le zone oscure della psiche umana, veicolando costrutti astratti in immagini, sembianze, parvenze di realtà. Se non fosse per questa nobile forma di intrattenimento, dove potremmo vedere effigiati i nostri più profondi timori?

Marco Marchetti

Le streghe son tornate (Las brujas de Zugarramurdi)

Regia: Álex de la Iglesia Sceneggiatura: Álex de la Iglesia, Jorge Guerricaechevarría. Fotografia: Kiko de la Rica. Montaggio: Pablo Blanco. Musica: Joan Valent. Interpreti: Hugo Silva, Mario Casas, Pepòn Neto, Carolina Bang, Carmen Maura. Origine: Spagna, 2013. Durata: 110′.

https://www.youtube.com/watch?v=C1yOe7pa-SU

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