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Venezia 80: dal concorso il film di Bonello

Bertrand Bonello, per la prima volta a Venezia, porta in Concorso La bête (The Beast), liberissimo adattamento da La bestia nella giungla di Henry James: opera teorica inclassificabile e bellissima che ragiona su di noi, cosa abbiamo fatto e sulla catastrofe che incombe, ma che in verità ci parla della nostra paura di amare.
È difficile sintetizzare una trama di un film complessissimo, è un melodramma che assume varie forme va oltre tutti i confini anche del tempo, poiché si dipana in tre periodi distinti, 1910, 2014 e 2044, ma all’interno ci sono frammenti anche sugli anni ’60 e ‘70. Partiamo nel futuro prossimo in cui regna suprema l’intelligenza artificiale, le emozioni umane sono ormai considerate una minaccia. Per liberarsene, Gabrielle (Léa Seydoux) deve purificare il suo DNA: si immerge quindi in vite precedenti, dove rincontra Louis (George MacKay), suo grande amore. Ma la donna è vinta dalla paura, un presagio che la catastrofe è vicina. Nel suo 2044 Bonello immagina si potranno rivivere gli errori compiuti nelle nostre vite precedenti, per liberarci definitivamente dei detriti umani che ci portiamo dietro dalle nostre incarnazioni passate e trasformarci forse in uniformi bambole di plastica.

La bête è un film che molti registi sognano di fare ma pochi hanno il coraggio di realizzare, è una storia d’amore tragica e romantica ma allo stesso tempo è il film più contemporaneo possibile, inquietante e rabbioso. Léa Seydoux offre a Bonello una peformance totale, recita sul green screen ma poi entra in un film storico in costume, entra in una pubblicità progresso e poi è una modella fuori dal tempo. Un personaggio che ama, si angoscia, lotta contro i demoni, muore, rinasce senza soluzione di continuità. Bonello la porta oltre i limiti i quali un’attrice è disposta a spingersi.
Melodramma inserito nel cinema di genere, La bête è un film intimo e spettacolare, classico ma assolutamente moderno, Bonello è un cineasta inafferrabile, teorico assoluto della materia cinema, un regista fuori dagli schemi uno dei pochi in grado di leggere la contemporaneità e di lasciarsene attraversare con un incredibile eclettismo. Nocturama e Coma erano già due film che parlavano dei nostri oscuri tempi, ma con questo lavoro si è superato e ci ha portati oltre il noto e l’ignoto, il visibile e l’invisibile.
Il film sarà distribuito per l’Italia da I Wonder Pictures e merita di essere visto anche più di una volta per capirne tutti gli strati di cui è fatto.

da Venezia, Claudio Casazza

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