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Cannes 78: assegnati i primi riconoscimenti

I premi delle sezioni collaterali sono tradizionalmente i primi assegnati al Festival di Cannes e anticipano l’attesissima Palma d’oro. Nella penultima giornata della kermesse sono stati consegnati i riconoscimenti di Un certain regard, Quinzaine des cinéastes e Sémaine de la critique, nessun premio all’Italia che pure aveva due titoli in corsa. In particolare la bella opera prima Le città di pianura di Francesco Sossai, un road-movie tra amici perdigiorno in Veneto.

Il Premio Un certain regard è andato al cileno La misteriosa mirada del Flamenco di Diego Céspedes, mentre il Premio della giuria è spettato al colombiano Un poeta di Simon Mesa Soto. Una doppietta latinoamericana con opere assai distanti. Il primo è ambientato in un villaggio minerario prossimo al deserto nel 1982, con un locale che è il ritrovo di un gruppo di travestiti che si prendono cura di una bambina abbandonato. Un film eccentrico e molto colorato, che ha qualcosa del western (ambientazione, atmosfera, dinamiche e alcune musiche) e delle trovate bizzarre e, stranamente, lascia completamente fuori ogni segno della dittatura di Pinochet, come se si fosse in una zona franca.
È più convincente Un poeta di Simon Mesa Soto, regista esordiente ma già Palma d’oro dei cortometraggi. Una commedia amara che è anche un ritratto al vetriolo della società colombiana, nella quale i ragazzi crescono come fiori “senza terra né acqua”. Protagonista è il cinquantenne poeta fallito Oscar, che non ha rinunciato a vivere di poesia, ma è povero, disoccupato, ubriacone e vive con l’anziana madre. Costretto ad accettare l’insegnamento, vede un talento letterario nella quindicenne studentessa Yurlady e cerca di convincerla a partecipare al festival di poesia organizzato dall’affermato e cinico letterato Efrain. La ragazzina si ubriacherà alla cena dopo la serata inaugurale e Oscar faticherà a riportarla a casa rocambolescamente e sarà naturalmente frainteso. Un candido e perdente che si è intestardito a inseguire sogni, calato in una vasca di squali, dove tutti si approfittano di chiunque. Un film tutto macchina a mano, molto coinvolgente e divertente, nel quale si ride a denti stretti.

Premio per la miglior regia ad Arab e Tarzan Nasser per Once Upon a Time in Gaza, miglior sceneggiatura Pillion di Harry Lighton, miglior attore Frank Dillane per Urchin di Harris Dickinson e miglior attrice Cleo Diàra in O riso e a faca – I only rest in the Storm del portoghese Pedro Pinho. Quest’ultimo è uno dei film più belli del festival, un racconto fluviale che segue il cooperante Sergio che giunge in Guinea Bissau dopo un lungo viaggio nel deserto. Si ritrova tra misteri, sparizioni, feste, cantieri, donne, sesso e violenza più o meno latente. Ci si interroga su cosa sia lo sviluppo, che tipo di sviluppo si voglia, se le strade portano lavoro o disastri, se bisogna dare la priorità all’ambiente o alle attività umane. Un film con un respiro profondo, con un protagonista appesantito dai sensi di colpa, realizzando forse che gli europei non sono fatti per certi ambienti e che è meglio togliersi. Una riflessione non superficiale e non usuale sulla colonizzazione, la decolonizzazione e la cooperazione.

Nella Quinzaine des cinéastes, premio del pubblico a The President’s Cake di Hasan Hadi, mentre Europa Cinemas Cannes Label e Coup de Cœur des auteurs Sacd a Valéry Carnoy per La Danse des renards – Wild Foxes.

Nella 64° Sémaine de la critique: Grand Prix al tailandese A Useful Ghost di Ratchapoom Boonbuinchachoke; Prix French Touch du Jury a Imago del ceceno Déni Oumar Pitsaev; Prix de la Révélation Théodore Pellerin di Nino de Pauline Loquès; Prix découverte du court métrage L’mina di Randa Maroufi; Prix à la diffusion Left-Handed Girl di Shih-Ching Tsou; Prix Sacd a Ciudad sin sueno – Sleepless City di Guillermo Galoe e Victor Alonso-Berbel; Prix Canal+ du court métrage Erogenesis della romena Xandra Popescu.

da Cannes, Nicola Falcinella

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